Questo è un pezzo per San Valentino.
Ed è un pezzo che voglio scriverlo. Più o meno da quando ho letto sul sito del Corriere un’indagine che conferma quello che penso: la tecnologia fa male all’amore. Non fraintendetemi: come tutti, anch’io sono dipendente dai miei device, con gli amici chatto più di quanto esco, e se voglio cercare qualcosa apro prima un motore di ricerca che un cassetto. In mezzo a tutta questa frenesia tra reale e virtuale ecco che è arrivato un bug imprevedibile: mi sono innamorata. E tutto è diventato complicato, perché quando poi ti innamori la vita virtuale ti sembra quello che è: utile, certo, ma anche inconsistente, irreale, immateriale se poi non ha riscontro nella realtà concreta, pratica, tangibile. Una volta ho letto i risultati di una ricerca che stimava la velocità ideale delle carezze: tra i 3 e i 5 cm al minuto. E il fatto è che la virtualità non prevede coccole, tenerezze e altre cosucce che ci rendono persone più felici in tutta la nostra limitata, umana carnalità. In più, la socialità da web è una piaga, quando hai un amore da vivere. Read More
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A. Con. Per. L’importante è fare l’amore.
La mia nonna era una donna d’altri tempi. Tra lei e me c’è un secolo breve, due guerre, nove gravidanze, sette figli diventati adulti. Una parte della mia formazione in fatto di relazioni la devo a lei. A lei e al Cioè, ché quando io mi sono improvvisamente accorta che esistevano i maschi e abitavano il mio stesso mondo e in fondo non erano poi così male -anche se bastava lanciargli una palla perché si mettessero a correre come dei cani- non c’era internet. E di certe cose ce ne metti un bel po’ prima di renderti conto che puoi parlarne con mamma realizzando che è una donna anche lei e, in qualche modo, c’è già passata.
Dopo nove gravidanze mia nonna aveva da insegnarne parecchie sulle conseguenze dell’amore. E, più precisamente, sulle conseguenze dirette del fare all’amore.
Che ai suoi tempi era una cosa seria e noiosissima. Fare all’amore a qualcuno significava corteggiarlo formalmente. Cioè passare le serate mano nella mano seduti in salotto sotto lo sguardo attento e inquisitore di parenti e animali domestici. Fare all’amore, ai tempi della mia nonna, valeva più o meno come l’abitudine a farsi compagnia. Read More