Posts by nadiolinda

SOFFRITTO AROMATICO

by La topa di città

Estate.
Tempo di caldo.
Riusciamo a capire che l’inverno è davvero finito quando le dita dei piedi riconquistano il loro meritato posto al sole. E’ il momento in cui è bello passeggiare per i vicoli della città vecchia la sera, quando gli irriducibili affollano i tavolini dei bar in piazza e stuzzicano ancora il menù dell’happy hour, della loro ora felice, che li ha accompagnati per tutto l’inverno e che non varia mai, incurante dell’assecondarsi delle stagioni. Ma l’estate offre un’ora felice alternativa ai nostalgici come me, che dopo l’inverno a far la spola tra quattro pareti e i funghi a gas hanno voglia dell’aria di città. E allora si affacciano alla porta del bar, salutano tutti i compagni sopravvissuti al grande freddo, si fanno un giro veloce e un brindisi tintinnante per poi sparpagliarsi in un immaginaria partita a nascondino.

Estate.
Tempo di sole fino a sera.
Arriva che non te ne accorgi. Se ne va che ancora il sonno non c’è e c’è invece l’emozione inaspettata e l’energia e la voglia di stare in giro. L’ora che precede il tramonto è la più piacevole. La giornata in ufficio è finita e, anche se domani si ricomincia, c’è aria da vacanza quotidiana. E allora via, tra i vicoli a passeggiare. Non si fa mica niente di male: si portano a spasso i tacchi, si fa prendere il fresco alle dita dei piedi, si svolazzano un po’ i capelli e soprattutto si ascolta la voce della città.

*

Estate.
Tempo di rifare l’aria della casa.
Dopo la calura del giorno, le finestre se ne stanno aperte sul corso. E le case che parevano addormentate nei mesi freddi si riscoprono intorpidite e con i loro occhi da serranda stropicciata. Se c’è un alito di vento, si agitano lievi le tende. Da qualche parte tintinna una campanella con un suono magico che prima era oriente e ormai è anche qui.

Estate.
Tempo di frutta rossa e pomodori maturi.
Chi si gode l’ora felice a spasso per i vicoli sente le televisioni e le radio nelle case. Si riconoscono le voci catastrofiste dei tiggì che danno allarmi quotidiani, oggi per il caldo, domani per i cani. Poi è il momento dei quiz con i loro interrogativi enciclopedici sul colore naturale del cavallo bianco di Napoleone prima che cadesse per sbaglio nell’acqua ossigenata. Ci sono i bambini che vociano e protestano per uscire ancora un po’. E poi i profumi che ti rapiscono e ti portano ovunque. Su tutti, l’aroma dolce dei pomidori scottati e fatti a salsa. Poi arriva il basilico e il mosto d’olio e ti senti sulla costa e ti chiedi dove se ne cresce di così tanto e ti immagini terrazze nascoste, cortili che dietro i cancelli proteggono boschi di piante odorose: salvia, mentuccia, maggiorana, erba cipollina, rosmarino e alloro trionfale. Cipolle rosse fatte sudare ti portano alle coste mediterranee e ti immagini che infine, rese dolci e tenere, sposeranno pesci azzurri o forse pescati di lago. E poco più avanti, ecco le spezie, ora più dolci e discrete, ora decisamente insistenti. Zenzero, noce moscata, curry, curcuma, cumino, masala, peperoncini che parlano con la n morbida e magici miscugli che tradiscono terre d’oltre mediterraneo.

Estate.
Tempo di luce, di colori, di suoni e di sapori.
La vita della città si mescola nelle sue strade. Chi è curioso, sa che può vivere qualche ora di vacanza tutti i giorni. Chi si perde tra i vicoli rischia fiducioso di approdare ad occhi chiusi in porti lontani. Chi cerca tregua dai suoi pensieri la trova nei vicoli dei quartieri dove la vita quotidiana caotica e colorata si è mischiata e convive, nelle cucine così come nelle strade, cercando nuovi equilibri e sperimentando accostamenti che mai avrebbero potuto incontrarsi in altri tempi, in altri luoghi e che forse il caso ha fatto incontrare.
O forse, è solo l’estate in una città affollata di genti.

senza corpo le voci della nuova scena italiana

pubblicato su L’Arena – BresciaOggi – Il giornale di Vicenza
rubrica ‘Recinzioni Letterarie’ del 19.06.2009

Com’è tradizione, anche quest’anno Minimum fax dedica un’antologica alle giovani voci più interessanti del panorama letterario italiano. E com’è nel suo stile, questo editore che ci piace tenere d’occhio, di nuovo ci sorprende presentando una raccolta di testi per il teatro. Si chiama ‘Senza corpo’ perché raccoglie le ‘Voci dalla nuova scena italiana’ che pirandellianamente attendono (e si augurano) di essere lette e rilette da attori e registi. L’antologia dei nove autori è curata da un’operatrice appassionata e attenta come Debora Pietrobono, del CdA del Teatro di Roma. La Pietrobono è uno di quei rari casi di operatori che riesce a conciliare l’intuito per il talento e la voglia di far pulsare un mondo che tante volte sembra condannato all’auto-mummificazione. Impotenti, assistiamo allo scempio di stagioni con cartelloni troppo spesso condannati a un passatismo prevedibile, di spettacoli con regìe povere di idee e di un pubblico che applaude a tutto, disabituato com’è dai media televisivi all’interazione diretta e alla critica attiva che solo il teatro, con la presenza in scena dell’attore, ancora può regalare. La scarsità delle risorse destinate alla cultura e la burocrazia ministeriale non aiutano il teatro di prosa; ma la questione è così complessa che qui non tedieremo oltre il lettore. Eppure, in tutto questo, assistiamo anche all’emergere prepotente di talenti che padroneggiano il mezzo con mestiere, intuizione e idee, che riescono ancora a dire qualcosa d’importante attraverso il modo di comunicare proprio del teatro: Marco Paolini, che è riuscito nell’impresa don chisciottesca di riunire teatro e tv, ma anche Emma Dante, de Capitani, Latella, Celestini, Paravidino e molti altri che qui non staremo oltre ad elencare. Ci auguriamo –noi che si ama il teatro per la sua essenza tutt’altro che archeologica- che la proposta di Minimum Fax trovi seguito e sostegno, che non rimanga isolata e che anzi attivi una complessa catena di attenzione e di rivalutazione della scena teatrale italiana. Perché scrivere per il teatro è un gran bel mestiere e perché il teatro è l’unico mass-media che non può perdere la sua magìa più intima: l’umanità.

AA.VV. – Senza corpo. Voci della nuova scena italiana
a cura di Debora Pietrobono
ed. Minimum Fax, 2009 – 268 pp. € 12,50

SAB 13/06 H. 19. Salotto letterario + aperitivo

Domani alle h. 19 presso il Mondadori Multicenter del Centro Comerciale Freccia Rossa si terrà un evento I M P E R D I B I L E !!

VI ASPETTO TUTTI
VIETATO MANCARE

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SALOTTO LETTERARIO + RINFRESCO

Tre autrici-blogger e un musicista-filosofo insieme per un insolito salotto sui generi maschile e femminile nella letteratura contemporanea.

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Pubblicato da Elliot, ‘Vorrei che fosse notte’ ultimo lavoro di Gisela Scermann sorprende critica e lettori. Conosciuta sul web come Gisy, l’autrice è riuscita in un’impresa a cui aspirano molte giovani autrici: poter spaziare tra i generi senza rimanere incastrate per forza in nessuno di essi. Con l’occasione di presentare questo romanzo, incontriamo Gisy per parlare del posto per le donne nella letteratura di oggi.
Con lei, Eliselle, già autrice di ‘Fidanzato in affitto’ per Newton Compton e ora impegnata nel genere noir.
A fare gli onori di casa e intervistare le due autrici e blogger ci saranno Nadia Busato, alias Nadiolinda, blogger, autrice per Mondadori di ‘Se non ti piace dillo – Il sesso ai tempi dell’happy hour’, rubrichista per Grazia, Bresciaoggi e critica letteraria per i quotidiani del gruppo Athesis, e Giammarco Martelloni, musicista (dal suo primo album ‘La superficie del mare’ sono stati tratti i singoli di successo ‘Messalina’ e ‘Cravatta Rossa’), reduce da un progetto di omaggio/tributo a Ivano Fossati, nella vita professore di lettere e filosofia.
Quattro autori, tutti con una doppia vita professionale e artistica, per un insolito salotto sui generi maschile e femminile nella letteratura contemporanea.

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Per saperne di più sugli autori:
www.gisy.it
www.martelloni.it
www.eliselle.com
www.nadiolinda.it

cover story

più di un anno fa veniva pubblicato il mio libro.
e poi ho abbandonato il biondo, pessimo errore di look durato solo qualche mese.
per chi mi chiama ‘scrittrice’, ringrazio di cuore, ma preciso che uno scrittore che lo fa davvero nella vita e con motivazioni ed esntusiasmo che non si esauriscono, si vede di solito dal quinto romanzo in poi.
quindi, come diceva una nota pubblicità… devi farne di strada, nadiolinda.

ad ogni modo, nelle scorse settimane, il magazine FOTOGRAPHIA ha dedicato un bel servizio al racconto della (ormai famosa) copertina del mio culo con bicchiere.
la storia di questa copertina è stata alquanto burrascosa.
lo spunto iniziale dato dall’art directro Giacomo Callo su ispirazione di fotografie pacifiste degli anni ’70 prevedeva un pupazzo maschile un po’ fighetto e un po’ macho che tentava di scalare parte del mio corpo suscitando così un misto di spaesamento, tenerezza e ironia.

 

ma la casa editrice, riunita al tavolo, ha optato poi per una versione della copertina più innocua e didascalica.
tutta la storia la racconta molto bene nel suo articolo Maurizio Rebuzzini, direttore responsabile del magazine e che potete scaricare a questo link.

alla realizzazione dello scatto hanno partecipato:
Rinaldo Capra – fotografo
nadiolinda – lato B (o fattore C)
Marco Bechis – creatore dei J.I.Joe utilizzati negli scatti

* due nuovi video *

siccome ognni tanto riesco (inspiegabilmente) a ritagliarmi del tempo (poco) per cose assolutamente inutili tipo: vivere la mia vita virtuale, ecco che tra ieri l’altro e ieri ieri sono riuscita a caricare due nuovi video su YouTube.

il primo è una micro-serie di micro-frammenti della puntata del Costanzo Show che mi ha visto come ospite in qualità di ‘esperta di sex toys’ (…??…).
davvero, i frammenti sono pochi, sparsi e confusi, ma giusto per dire: io c’ero.
a chi dovrei dirlo e per quale ragione sono domande che preferisco non pormi.
almeno, non di domenica pomeriggio.

il secondo è un taglio rubato dalla versione beta del servizio che la bella Arianna Chieli [ref. http://www.ariannachieli.com] reporter, fashionista, scrittrice, giornalista e topolona da sbarco, ha preparato per Current TV in omaggio alla mostra che la Triennale Bovisa ha dedicato a Guido Crepax e alla bella Valentina.
nel video, uno staff di esperti cerca di trasformarmi in una donna ‘alla Valentina’.
la giornata a Milano è stata divertente e anche faticosa. quanto al risultato, lascio a voi il giudizio.

e ora basta didascalie: diamoci con i filmati!

porco assassino!

e dopo anni in cui non succedeva più nulla di divertente, ecco che, dal nulla, arriva il porco assassino che ti ammazza con un raffreddore letale in meno di tre giorni.

*** abracadabra ***

ma che bella magìa:
c’è una nuova pandemìa!

per guarir non serve tanto.
ma se prendi controvento
uno starnuto un po’ cruento,
bhè… prenota il camposanto
ché di certo, in pochi giorni
finirai tutti i tuoi inverni.

non perdona il porco assassino:
ne ammazzerà – state certi! – a centinaia
per vendicar l’immolata porcilaia
su altari domestici inondati di suino.

la soluzione è molto facile
ma è poco popolare:
mangiare meno carne e darsi da fare
per un corpo più sano e meno gracile!

ma a quanto pare l’amor per gli antibiotici
non tocca mai gli scettici
sostiene i politici
unifica anche i critici
e ci rende, più che romantici,
solo un branco di porci psicotici.

***

per chi se ne fosse dimenticato, ricordo la pandemìa più recente.
influenza aviaria era il suo nome, doveva mietere milioni di vittime in tutto il mondo e invece non ha combinato un cazzo.
ma prima c’è stata la mucca pazza, e lì, come molti, mi ero illusa che il buon senso spingesse verso un consumo più responsabile di carne bovina che non fa bene né all’organismo né al pianeta. e invece c’è stata solo un po’ di coda fuori dalle farmacie e poi tutto a posto.
e prima ancora di tutto questo c’erano i ciclici allarmi, all’inizio delle stagioni fredde, per ‘la più spaventosa influenza che sia mai arrivata da terre lontane per colpire i nostri cari più deboli, bambini e anziani’.

la soluzione è sempre quella: imbottitevi di medicinali.
che non funzionano, ma in via preventiva è la cosa migliore.
certo certo. come dire che siccome io abito vicino all’inceneritore, per non morire di cancro alle vie respiratorie dovrei abituarmi e attaccarmi ogni giorno per qualche minuto al tubo di scappamento dell’automobile.
sappiano i più scettici che dietro a ogni pandemìa ci sono molti potenziali affari. quello palese riguarda le case farmaceutiche che possono immettere sul mercato molti prodotti inutili, scadenti e scaduti e tanto la gente li compra lo stesso. ma ce ne sono anche altri, solo che non ho voglia di elencarli.

e in verità, in verità vi dico, che è in arrivo la peggiore pandemìa planetaria che mai si sia vista su questo pianeta. colpirà tutti, indistintamente e l’annunciò anni fa (era il ’95/’96) un profeta dei nostri tempi, Roberto Benigni, che già predisse il maiale rincoglionito (e in effetti, un’influenza come quella che si sta millantando dal messico un po’ ci assomiglia).
si tratta del terribile ABBACCHIO FROCIO.
non serve mangiarlo, nemmeno entrare in contatto diretto con il famigerato piatto infetto. basta odorarne il profumo che la trasformazione è immediata. dunque, donne, tenete mariti, fratelli, padri e fidanzati in casa, sprangate le finestre, mettete filtri di depurazione all’aria e preparatevi a combattere i malvagi effluvi a colpi di cavolo bollito e cavolfiori al vapore, in attesa che arrivi il nuovo potente antibiotico Bayer a base di soffritto di aglio, porro, ed erbette puzzolone!

ANGELS IN AMERICA – Quando il teatro ti travolge

è successo che scrivessi sul teatro.
è per via di un vecchio amore, mai sopito, per la magia della scena. ma poi so benissimo che esiste un mestiere di chi fa i teatro e che ci sono i tempi, i ritmi della produzione, i bilanci, gli appoggi politici, i finanziamenti, la burocrazia e la legge.
in tempi difficili, di tagli, il problema diventa costruire i cartelloni e attirare il pubblico. perché per andare a teatro spesso occorre preparazione, così si dice.
ma questo è vero solo in parte.
se uno spettacolo è ben costruito, se il testo ha qualcosa da dire e la partitura scenica aiuta la comunicazione, allora si va a teatro immersi nella beata ignoranza dello spettatore curioso e se ne esce felici e ben più sapienti.
quello che manca, in effetti, al pubblico di oggi non è la preparazione culturale, ma una soglia di attenzione che vada oltre i tempi del videoclip.
così, gli impresari un po’ tonti che riempiono il cartellone per le vecchie carampane tintinnanti di pendagli dorati e per le scolaresche minacciate da tirannici prof, credono di assicurarsi la sala con i soliti autori noti e le solite messinscene che, anche a perderle, non ci si perde granché.
motivo?
non raccontano niente.
chi fa il teatro senza rischiare lo fa, di fatto, senza comunicare.
però se a uno gli piace stare sotto i fari del palco e a qualcuno gli piace guardare e pensare che gli piacerebbe anche a lui fare quello che sta sotto i fari del palco, bhè: saranno poi affari loro. onanisti e guardoni sono coppie parafiliache da sempre esistenti e mai in estinzione. di certo, non si sta qui a giudicare.
molto più utile è invece considerare cosa e come il teatro possa vivere oggi.
e soprattutto perché.

quella di Brescia è sempre stata una stagione indecisa. un po’ di classici pallosi, qualche produzione montata per mantenere la nomea di teatro stabile, sorprese di tanto in tanto e, tutto sommato, il merito di farmi fare un abbonamento ogni anno (nella versione posto a rotazione, pago un po’ di più però scelgo io cosa vedere) negli ultimi dodici anni.
quest’anno ero delusa perché mi sono fatta delle dormite colossali e questo non è da me.
lo sono stata ancora di più quando all’apertura del sipario la scenografia era grandiosa e gli spunti iniziali erano incoraggianti.

e poi, come ieri, arriva il tana-libera-tutti.
ANGELS IN AMERICA, regia di Elio de Capitani (nel cast) e Ferdinando Bruni.

ci sono andata così, ignorante e un po’ disillusa. e lo spettacolo mi ha travolto. l’energia della scena, la bravura degli attori, la rivisitazione del testo, la potenza dei video e delle musiche: tutti i premi ricevuti non sono abbastanza.
lo spettacolo è roboante.
il lavoro è di tutta la squadra del teatro, anche dei tecnici nascosti.
le ragioni per andare a vederlo sono tantissime. perché in questo testo ci sono tutti i temi della fine millennio, attraverso cui si può rileggere il nostro male sociale da post 11 settembre.

a questo link godetevi il trailer.
poi cercate la data più vicina a voi, non perdetevelo!
perché il teatro è un happening esclusivo e se non ci siete è tutto perduto.