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questione di natura


ci sono molti modi per fare vacanza, ma un solo criterio per sceglierla. ovvero: sapere che il nostro tempo è nostro davvero e, quindi, usarlo per quello che ci piace fare di più. a parte le battutine e le interpretazioni più o meno ambigue, ci siamo capiti. e infatti, poi la vacanza viene un po’ da sé.
e c’è da dire che, di anno in anno, modifichiamo gradualmente la nostra voglia e il nostro trend vacanziero fino a raggiungere di solito una lui maturità e uno standard che proseguirà fino al pensionamento. insomma: dimmi che vacanza fai e ti dirò chi sei. più o meno.
poi ci sono quelli come me, che non hanno soldi. allora, quello che vorrebbero fare davvero, lo rimandano a periodi in cui il golem del mutuo non avrà più alcun potere su di me [piccola citazione indiretta per i cultori di Labyrinth, n.d.a.]. ci si adatta. e devo dire che le vacanze così, fatte al momento e senza grosse aspettative poi si rivelano spesso le migliori. e insomma ha ragione l’amico che mi scrive:

Il punto è forse che, ciò che chiediamo non è sempre quello che desideriamo davvero e di rado è ciò di cui abbiamo veramente bisogno. Ed allora è facile trovarsi a vivere vite diverse da quelle che vorremmo.

la mia vacanza è stata segnata dagli amici e da una ricerca di responsabilità.
mi è piaciuto farmi ospitare. è stato bello per tutti. sono una brava ospite: non rompo i coglioni e mi godo l’ingresso nella vita altrui come un bel regalo. d’altra parte, penso spesso che mi piacerebbe condividere con persone a cui voglio bene la mia vita quotidiana. niente di che, piccole cose. ma che poi sono io, in effetti.
gli amici che mi hanno ospitato li frequento poco e la vacanza è diventata l’occasione per stare insieme davvero. ora, a rivederli, ripartiremo sempre da lì, da una condivisione profonda, che non risentirà più del tempo e della distanza. vivere insieme è un’altra dimensione.
in più, la loro compagnia mi ha aiutato perché non riuscivo capire dove non funzionava il romanzo a cui sto lavorando. gliel’ho chiesto, ovviamente. e mi hanno raccontato le loro storie, così simili ad alcuni personaggi. in qualche modo, mi hanno aperto la strada che non riuscivo a vedere.

la seconda luce della mia vacanza è stata una coscienza e una responsabilità personale sempre più profonda. esistono risorse che noi consideriamo scontate, ma a cui la maggior parte del pianeta non ha accesso. non è questione di soldi. ha ragione baumann quando definisce la società consumistica come produttrice di rifiuti di ogni tipo, soprattutto umani. ci sono vite che non vengono considerate degne. ed è su questo gap che si costruiscono spesso molti dibattiti, che io trovo aberranti in partenza, ma che paiono sempre più, nel sentire comune, scontati o ispirati al ‘buon senso’. mi piacerebbe ogni tanto sentire discorsi ispirati alla tolleranza o a valori universali paritari, di umanità, di solidarietà.
e poi ci sono risorse che sono preziose e che sottovalutiamo costantemente.
ad esempio, ogni italiano consuma in media 215 lt di acqua al giorno.
è una cifra spaventosa.
ero ospite da amici a casalbordino, dove il comune e la regione spengono regolarmente l’acqua a sorpresa ai cittadini, nel periodo estivo. è un problema dell’acquedotto che perde. ma, soprattutto, l’acqua viene spenta agli abitanti e lasciata alle strutture turistiche.
‘perché i turisti pagano’… certo, come ho fatto a non considerarla subito una ragione valida…

girando curiosa, più in là, sulle sponde del lago di bolsena, ho trovato una piccola libreria dove la proprietaria la pensa come me. e aveva una cosa favolosa: noci lavatutto. una noce che cresce in nepal e che, nel guscio, contiene saponina.
si utilizzano circa 3 noci, spezzettate, per 2/3 lavaggi. si lava a 40°. se si vuole il bucato profumato si utilizzano gocce di olio essenziale e poi, semplicemente, le noci si buttano via.
io le ho provate e funzionano.
è una buona cosa perchè non sono tossiche, non danno allergie, sono completamente biodegradabili. per chi si fa i conti in tasca, con 16€ circa (pari a 1 kg di noci) si fanno 200lavaggi (contro i 5€ minimo per i detersivi da 30 misurini) e, soprattutto, non ci sono residui dannosi nella lavatrice.
potete trovare le noci lavatutto qui.

insomma, pare che io abbia fatto 3000 km in giro per capire quello che mi dice sempre la Paola: la natura ha già tutto quello che ci serve.

Intervista su SickGirl

Intervista apparsa su Sick Girl
di B.Baraldi
potete leggere l’originale a questo link

Un’intervista bollente non poteva inserirsi che in questo agosto infuocato. Le nostre chiacchierate letterarie continuano con Nadiolinda, blogger ma non solo, odia il sugo di pomodoro e ha il vizio delle scarpe. Da luglio cura una rubrica sul sesso sul settimanale Grazia. Leggo dal suo myspace che si è fermata a 27 anni, una bella età, non c’è che dire. Ha scritto un libro: Se non ti piace dillo – il sesso ai tempi dell’Happy Hour (Mondadori). Ma conosciamola meglio.

1-Come è nato il tuo libro? C’è stata l’idea scatenante da cui tutto è partito?
All’inizio è stato un gioco, poi quasi una missione. Con una faccia tosta incredibile, ho provato a proporre al direttore di un magazine molto noto una rubrica in cui volevo raccontare come vedevo io le relazioni della mia generazione. Avevo voglia di fare un po’ di ironia sugli atteggiamenti che spesso si indossano per sentirsi più sicuri e che, invece, spesso non ci calzano proprio e sono la causa dei nostri maggiori fallimenti, in amore come in altri campi. Così, ho cominciato a scrivere. La risposta è stata: molto divertente, ma non c’è spazio per te. E così, ho aperto il blog. Da lì, sono stata letta e contattata: pare che sulle relazioni ci vedessi giusto. E forse avevo trovato al chiave per dissacrarle un po’ senza offendere nessuno.

2-L’importanza del sesso, consigli, strategie ma anche disavventure. Tutto quello che racconti è autobiografico?
No, figurati. Io sono diversa da quello che scrivo. Credo che la storia di ciascuno non interessi a nessuno. L’interesse di un libro sta nel ‘sembrare’ autobiografico abbastanza da potercisi riconoscere ma non identificare. Ovviamente, in un libro uno ci mette la vita così come la vede. Ma poi è bello mantenere un piano di iper-realtà, in cui ognuno sia libero di trovare qualcosa di sé o anche di non essere d’accordo. E’ un po’ come nella pubblicità: deve assomigliare alla vita quel tanto che basta a cogliere i punti salienti, quelli che fanno ridere o commuovere, che sono interessanti o ridicoli; le storie che appartengono a tutti ma che nessuno si augura di vivere mai in prima persona!

3-Il tuo libro è narrato come fosse un blog, non ci sono le maiuscole e il linguaggio è colloquiale e giovanile. La scelta narrativa vuole in qualche modo favorire l’immediatezza?
Come col pomodoro, io sono allergica alle maiuscole. Eliminarle è stata una scelta molto discussa con il mio editore. Ma alla fine ha vinto il tentativo di restituire un flusso di pensiero continuo, quasi caotico, un ritmo di scrittura che potesse fotografare un ritmo di vita che è proprio delle relazioni usa-e-getta. Allo stesso modo, il linguaggio è spesso colloquiale, anche troppo, proprio per mantenere questa sensazione di specchio della realtà. Insomma: io scrivo come mangio.

4-Cito le tue parole:quando si vuole un uomo vale la pena di dirlo e di accettare un eventuale rifiuto. Quello che si deve smettere di fare sono gli interminabili giochini e giochetti di tira e molla. Tanto poi si finisce tutti nudi. Niente corteggiamento per arrivare subito al sodo, quindi? O è una sorta di provocazione?
Il corteggiamento è necessario, ma bisogna saperlo fare. Quello che metto in campo con questa provocazione sono gli stereotipi, quelli che ti insegnano nei film, dove lei sbatte le ciglia e sculetta un po’ e crede di aver fatto la sua parte per conquistare un uomo. La verità è che i sabati sera sono pieni di persone che muoiono dalla voglia di avere una storia e che, però, tornano a casa da sole. Da qualche parte, il cerchio non si chiude. Dunque, quello che insegnano i film e la pubblicità forse non funziona come dovrebbe.

5-Consigli per difendersi dal masficafighe.
E’ molto facile: pretendere di essere trattate con attenzione, come se foste uniche. Il collezionista di donne applica pratiche generiche a ogni preda. Bene: chiariamo subito che non siamo prede, ma persone! Dopo di che, invitiamolo a farsi un giro e guardiamoci intorno: ci sarà sicuramente qualcuno di meglio.

6-La tua storia comincia dal giorno in cui hai mollato il tuo ex in autostrada, lui si è sposato e tu sei felicemente single. Cosa rifaresti e cosa non rifaresti mai potendo spostare le lancette indietro e rivivere questo periodo così denso di avventure?
In effetti, la cornice del libro è la parte più autobiografica. Tornando indietro, non sprecherei nove mesi con una persona così sbagliata per me. Ma non posso rinnegare nulla, perché sono soprattutto le relazioni sbagliate quelle che ti fanno crescere. Sempre che si riesca a uscirne. Diversi lettori e lettrici mi hanno scritto dicendomi che la mia storia li ha aiutati a fare il punto: molti hanno rotto una relazione negativa; e tutti, in qualche modo, sono cresciuti un po’ di più. Ne sono orgogliosa: mi sento un’amica con cui si sono potuti confrontare. Anche a questo servono i libri.

7-Tra i single comandamenti che hai siglato, quale consideri il più importante?
Sicuramente il decimo: ‘Si può sempre dire di no. Magari, però, è meglio pensarci cinque minuti prima’. E’ la regola base del rispetto, per sé stessi e per gli altri. A volte le persone dicono di ‘essere state usate’, soprattutto nel sesso; ma la verità è che, in un clima di libertinaggio e di spavalderia, spesso facciamo cose che non ci sentiamo di fare. Dunque, meglio prima chiarirsi con sé stessi e poi cercare di star bene, da soli o in compagnia.

8-Dalla tua esperienza meglio un meraviglioso rapporto cerebrale e sesso tiepido o viceversa?
Ah ah ah: questa è una domanda trabocchetto, tipo quesito della sfinge. Nessuno dei due, naturalmente. Però è anche vero che quando ci si vuole molto bene, ci si impegna di più per funzionare anche a letto. Mentre un compagno di merende difficilmente si trasforma in un fidanzato, se non scatta quel ‘qualcosa in più’. Comunque, io sono una golosa: amore folle e sesso da urlo!

9-Il mangiacamicia, lo stronzo, l’ometto-kinder, e ancora l’uomo guru, l’uomo ottimo su carta. Il tuo modo divertente e provocatorio di siglare gli uomini. Da quale categoria guardarsi di più?
Da tutti: ragazze, non credete quando vi dicono che gli uomini validi non ci sono. è una bugia per abbassare le aspettative. Un vecchio proverbio delle mie parti dice che quando mangi m##@da, dopo un po’ anche il fango non sembra cattivo. Sbagliato! Se anche il mercato è in crisi, non bisogna abbassare la domanda. Cercatene uno che vi vada bene. Tanto, quando ci si innamora, i difetti non si vedono mica tutti e subito.

10-E per finire l’intervista dicci qualcosa di sick.
Con le storie, bisogna divertirsi, senza farsi troppi problemi, e cercando quello che più ci fa stare bene, qualunque cosa sia. In un articolo che ho scritto sul BDSM ho riportato la lettera di una donna che ha scritto: ‘Ho scoperto che mio marito pagava per farsi prendere a calci nelle palle due volte a settimana. Bastava che lo chiedesse a me e l’avrei fatto gratis’. Viva la sincerità!

Per saperne di più: www.myspace.com/nadiolinda

recensioni su Anobii

Un po’ di autorevoli pareri dal web.
Queste recensioni sono tratte da
Anobii

Rudy Waltz
31 marzo 2008

Monte Maddalena Psycho
Come sarebbe stato Patrick Bateman se non avesse avuto quella passionaccia per il black & decker? Se non fosse stato ossessionato dal portafoglio Fisher? Se fosse stato simpatico? Se fosse stato in grado di riconoscere le facce? Se la sua curiosità si fosse indirizzata più verso il dispiegamento ironico dell’interiorità (ove rintracciabile; ma anche ove non rintracciabile è divertente lo stesso) delle sue amanti sulla pagina scritta piuttosto che a quella delle loro interiora sul cellofan steso in salotto? Se fosse stato una ragazza? Se avesse raccontato l’edonismo berlusconiano invece che quello reaganiano? Se fosse cresciuto alla foce della Val Trompia invece che a quella dell’Hudson? Se si fosse concentrato più sulla devastazione delle capacità emotive e affettive ritrovata sezionando i suoi partner con la sua intelligenza e la sua sensibilità, che su quella della società degli yuppies newyorkesi ritrovata sezionando le sue partner con il kit del piccolo falegname?
Se vi siete mai posti una di queste domande, soprattutto l’ultima, questo è il libro per voi.

L’ho trovato un libro molto intelligente, oltre che divertente. Si potrebbe pensarlo, anche, se non come una riscrittura di Brett Ellis in chiave divertita e ematofoba, come un ritratto socio-antropologico della sessualità e dell’emotività di inizio millennio; se non fosse per un piccolo particolare: immaginate di paragonare la scrittrice a Lévi Strauss, e di paragonare il lavoro fatto sulla sessualità dalla Scrittrice a quello fatto da Lévi Strauss tra i Bororo; ora immaginate che Lévi Strauss si fosse accorto di andare pazzo per le larve di termite, ma proprio pazzo; che avesse passato il tempo tra i Bororo più che altro a ingolfarsi di larve di termite, e che avesse scritto i Tristi Tropici strutturandolo proprio intorno a questa passione, infarcendolo di ricette di larve di termite. Ecco. La Scrittrice è troppo appassionata alle larve di termite, per poter dare di esse un’interpretazione critica e strutturale.

Ma l’incarnificazione in ciò che si sta raccontando è un difetto solo per un antropologo che vuole scrivere Tristi Tropici. Per una Scrittrice che parla di un aspetto così divertente della sua vita, e in modo così divertito, no di certo. Da leggere.
***
PS: Denuncio un piccolo conflitto di interessi. Come si vedrà, l’autrice è tra i miei amici. Ma si tratta di quelle amicize di rete, stretta incrociando poche parole e qualche intelligenza comune. Il fatto che le poche parole e le poche intelligenze scambiate mi siano piaciute, dunque, dovrebbe essere un elemento di conferma del precedente giudizio, non un motivo per metterlo in dubbio.

Elena
14 giugno 2008

bella e brava nadiolinda!! libro molto piacevole,finito in due notti, fa sorridere e fa pensare..molto…potrei averlo scritto io dalle molte similitudini col mio pensiero..
in definitiva, mi piace e lo dico!!

Elena Torresani
21 agosto 2008

Questo libro è una fotografia di quello che ci sta accadendo, una sorta di reportage sullo stato dei rapporti sessual-sentimentali della generazione dei trentenni da happy-hour. Ma non solo.

Nadiolinda rivela, oltre ad un tipo di scrittura davvero interessante, una enorme capacità di lettura e di interpretazione di quello che le ruota attorno. Il suo occhio attento e ironico, il suo spirito intelligente e la sua lingua appuntita ci regalano un romanzo-relazione da leggere davvero tutto d’un fiato: spesso ridendo a crepapelle, spesso volendo piangere dalla disperazione. Soprattutto se trent’anni ce li hai davvero e ti sembra che Nadiolinda, in questo libro, stia anche parlando di te e delle tue disavventure “sul campo”.

Ophis
27 luglio 2008

Un altro libro conosciuto grazie ad aNobii… arguto, spiritoso e sincero. Fondamentale per capire un po’ di più quello che per noi maschietti è l’imperscrutabile mondo femminile. Alcune figure sono descritte così minuziosamente che è facile trovare un po’ del proprio vissuto tra le pagine. Un po’ di sconcerto iniziale per l’uso della minuscola dopo il punto, ma dopo un po’ ci si abitua. I miei complimenti, in attesa del numero due.
Un altro libro conosciuto grazie ad aNobii… arguto, spiritoso e sincero. Fondamentale per capire un po’ di più quello che per noi maschietti è l’imperscrutabile mondo femminile. Alcune figure sono descritte così minuziosamente che è facile trovare un po’ del proprio vissuto tra le pagine. Un po’ di sconcerto iniziale per l’uso della minuscola dopo il punto, ma dopo un po’ ci si abitua. I miei complimenti, in attesa del numero due.

Bocca Dorata
6 maggio 2008

Mi è piaciuto…neofita della rete, quale io sono, l’ho trovato utile, potrei definirlo un piccolo manuale d’uso…per non incorrere in cantonate pazzesche…brava Nadiolinda, molto molto simpatica, considerami una della “Sorellanza”…

Giudori
31 marzo 2008

Libro molto divertente con fondo di vecchie verità, sembra strano ma l’eterna lotta fra uomo e donna è sempre la stessa, a 20 30 40 anni e chi più ne ha più ne metta… pensavo ad un nuovo diario di Bridge Jones nei bar milanesi all’happy hour, si, ci sono con tutto il corollario che ci gira attorno ma, c’è anche tutto il mondo del web con blog, chat, seconde e terze vite, avatar infiniti. Incontri e scontri, con catalogazione di uomini e donne, dove tra uomini-ovetto kinder, donnine-venerdì, omoscdrucciolo, donne-borsa e uomini-guru, i due generi, maschile e femminile, non fanno una bella figura, per fortuna è tutto molto divertente, schietto e diretto, e anche molto vero. Una bella prova per un’esordiente.

Isalfmo
19 marzo 2008

Me l’ha consigliato un’amica. L’inizio è shocking, poi ci si abitua. Incalzante, divertente, disincantato.
Lo consiglio a tutti. Brava Nadiolinda!

Bry
5 marzo 2008

Quest
o libro me l’ha trovato Miss e mi ha detto che dalle note di copertina sembravo io. Ho cominciato a leggerlo in treno e ogni parola e ogni capitolo poteva essere stato scritto da me. Nadiolinda è diretta (a volte anche troppo), sincera, sa quel che pensa e quel che vuole. Mi piace! Ora che l’ho finito posso aggiungere che lo adoro ancora di più!!!

cestini della spazzatura… ma con i tacchi!

no, perché dobbiamo parlarne. quando l’ho letto sono rimasta allibita: miss suora, il primo concorso virtuale per la suora più bella d’italia. c’è perfino il regolamento: devi essere ordinata, avere tra i 18 e i 40 anni ed essere topa. si vota via web alla casella personale del prete che ha avuto la brillante idea, in attesa del sito con le fotografie delle poveracce.

che meraviglia!
ecco come si fa a farsi venire un’idea del genere e poi definirla sui media nazionali ‘innocente, in buona fede, ironica’: bisogna pensare che la promozione del clero non sia diversa da quella dei pneumatici. inoltre, bisogna avere un desiderio tutt’altro che spirituale per le donne e giudicarle con un occhio da macellaio. poi bisogna fregarsene di tutte le lotte che da anni agitano le fila dell’altra parte del clero, quella che si vede ogni volta negare ogni possibilità di carriera. e infine bisogna avere il senso del mercanteggiare il corpo, svilendo una vocazione spirituale e riportandola volgarmente al corpo che la contiene.
insomma: le suore come veline o vallette. di cui forse arbore -ma non ne sono sicura- ebbe a suo tempo a dire che ‘hanno la stessa funzione del cestino della spazzatura’, perché non sono professioniste, ma solo belle ragazze che portano la busta al conduttore, aspettano e poi la riportano indietro rotta. non donne in carriera e consapevoli della propria bellezza, ma dei semplici cestini coi tacchi.

tutto questo a pochi giorni dalla vergognosa dichiarazione di Alemanno ‘se l’è cercata’ detta a proposito della turista olandese violentata mentre se ne stava accampata con una tenda. la sua colpa è stata di intestardirsi a fare un viaggio ecologico per l’italia inospitale e militarizzata, cercando un angolo di verde per dormire, prima e dopo aver visitato roma, magari senza per forza dover pagare tutti i soldi che ti chiede anche l’albergo più putrido in questa stagione.

nessuna di queste due cose è inammissibile.
d’altronde, nel giro di un’estate, il clima è cambiato.
non in senso metereologico, naturalmente.
è cresciuta l’onda di intolleranza verso i gay, molestati, picchiati, sfollati, marchiati come diversi; ci si permettono iniziative pubbliche di umiliazione delle donne anche nella chiesa; un sindaco può dichiarare che una donna violentata se l’è cercata e rimanere al suo posto sorridente.

Booksblog – 12 agosto 2008

potete leggere l’articolo originale a questo link

Se non ti piace dillo. Il sesso ai tempi dell’happy hour
pubblicato: martedì 12 agosto 2008 da sara in: narrativa italiana curiosità

Come leggo su Leggere:Tutti, ci si ferma a parlare delle proprie esperienze sentimentali e storie di sesso nelle presentazioni del libro di Nadiolinda, la spiritosa autrice di “Se non ti piace dillo. Il sesso ai tempi dell’happy hour” (ed. Mondadori). Il libro che, dicono le cronache, racconta gli appuntamenti della protagonista, una giovane donna che decide di mollare il fidanzato “ingegnere nell’anima” e di ricominciare a saltare da un letto all’altro.

E durante le sue avventure fa un campionario dei tizi che le capita di incontrare, dal “ometto kinder” all’”uomo Guru” (dall’ormai sfortunato, possiamo dirlo, marchio di abbigliamento), per scoprire che gli uomini funzionano in modo semplice, e la loro vita è regolata da sei impulsi fondamentali: “fame, sonno, felice, triste, cacca, sesso”. Tutto questo alla veneranda età di 30 anni. Fantasia o (speriamo di no) realtà della vita sentimentale dei trentenni di oggi?



ovvietà cristalline

mi piacciono i film di herzog perchè li trovo veri come la vita.
qualche tempo fa, ho ascoltato il prof. dorfles che parlava di letteratura. secondo lui, la letteratura deve avere il potere di far sognare una realtà che non si conosce.
ascoltandolo, gli davo ragione ma non ero d’accordo.
credo che ognuno abbia, dentro di sè, una sorta di bilancia, tarata con pesi insospettabili. e alcune cose pesano più di altre, senza altro motivo che non sia l’inclinazione personale.

bene: a me piace che la letteratura mi regali punti di vista nuovi.
e così anche il cinema.
herzog, come tarkovskij, non usa mezzi o trucchi per far aderire la realtà ai sentimenti. holliwood ci ha abituato a condire troppo: se si è tristi, fuori piove; se si fa pace, torna il sole; se si fa sesso, c’è la penombra; se ci si innamora, suonano gli archi e le rondini si alzano in volo.
ma la poesia della vita è molto più semplice.
ho visto recentemente ‘il diamante bianco’, un documentario del 2004 in cui Herzog si unisce alla spedizione di Graham Dorrington, ingegnere aeronautico, che vuole sorvolare su un dirigibile prototipo le cascate del Kaieiteur, nella Guyana. queste cascate sono enormi, quattro volte più alte di quelle del Niagara, in piena foresta pluviale.

il documentario racconta un viaggio verso dei limiti, che sono tanti.
il primo confronto è tra la tecnologia degli scienziati e il sapere dei rastafari, che vivono nella foresta, si curano con le piante e anche se non conoscono un software sono molto saggi sulle cose della vita.
il secondo confronto è con le proprie responsabilità, perché dodici anni prima era morto un altro documentarista, Dieter Plage, su un dirigibile prototipo di Dorrington. per dodici anni non aveva più volato per senso di colpa. prima di volare, ha paura. e allora Herzog gli dice una cosa molto vera.

"esistono molte stupidità. ci sono le stupidità dignitose, quelle eroiche. e poi ci sono stupidità stupide. non volare oggi, sarebbe una stupidità stupida".

questa semplice frase mi ha sollevato da molti pesi nella mia vita. perché succede spesso di pentirsi per delle scelte fatte e, ancora più spesso, non ci si perdona mai.

l’ultimo più grande confronto è quello con il sacro.
dietro alle cascate del Kaieteur quasi un milione di rondoni nidificano in una caverna inaccessibile. le popolazioni della foresta pluviale credono che lì dietro abitino creature magiche, come enormi serpenti o altra sorta di dei. uno della spedizione si cala con la corda e la telecamera e riprende l’interno della grotta. ma poi non lo mostra. perché la cultura di un intero popolo sogna quello che abita nella caverna dietro il Kaieteur e mostrarlo per pura curiosità sarebbe un’umiliazione che ne causerebbe il crollo.
esistono realtà antiche che è necessario rispettare, anche se non ci credi.
se nuove esistenze dipendono da questi limiti è necessario che non siano oltraggiati.

alla fine, la spedizione fallisce il suo scopo scientifico. il dirigibile non può sorvolare le cascate perché non resisterebbe alle turbolenze e verrebbe inghiottito dall’acqua.
tecnicamente, è una sconfitta.
umanamente, la riscoperta di una saggezza tutta umana e del senso del limite, che a volte ci dimentichiamo di non travalicare.

a un certo punto, una delle guide, mostra alla troupe un posto da cui le cascate si osservano attraverso le gocce di condensa sulle foglie. la guida dice che è una delle cose più belle che esistano.
herzog chiede: ‘tu vedi l’universo attraverso la goccia sulla foglia?’
e lui: ‘non ti ho sentito. c’è il rombo della cascata’.
il limite è quasi sempre evidente, semplice e immediato.