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inizia una nuova carriera

da domani, nella nuova Grazia, ci sarò anch’io, con due spazi fissi.
il primo serio: HOT NEWS, una striscia di notizie da tutto il mondo. gli argomenti saranno il sesso, le novità mediche, i diritti civili, le scoperte scientifiche, le curiosità più sfiziose e divertenti.

il secondo più sfizioso: una rubrica che parla di relazioni, di sesso, che non dà nessun consiglio utile, bensì una marea di consigli assolutamente di malgusto e fuori luogo.

…dunque, leggetemi e scrivetemi.
che qualche critica male non mi farà. e se invece vi farò ridere, magari in pausa-cesso la mattina in ufficio, dopo una discussione col capo o coi colleghi… bhé: lì sarà il trionfo!

pretty woman è viva e lotta insieme a noi!

che fine ha fatto la decenza?
questa domanda me la faccio spesso. così come mi rendo conto, immediatamente dopo, che nel corso del tempo ho allentato il mio concetto del buongusto, della decenza, dello scandalo, dell’inaccettabile.
ma poi la realtà, per fortuna, è così palese che non devo fare grandi sforzi.

sin dalla prima visione, il film con julia roberts mi ha lasciato perplessa. qualcosa non tornava, ed era questo:
scena 1 – lui le chiede di non andare più a battere e le propone di mantenerla, comprandole un appartamento. lei, indignata, risponde che è quasi come il principe azzurro che lei ha sempre sognato, che la salva scalando la torre e poi se la fa. però il principe dei sogni non si permetterebbe MAI di offrirle un castello.
scena 2 – lui arriva con i fiori e l’auto, sale lungo le scale di emergenza e si baciano prima di vivere felici e contenti.
mi sono sempre chiesta che cosa fosse cambiato tra le due scene. la risposta è: niente. lui le comprerà un appartamento e lei farà quella squallida vita in attesa che in un moto di orgoglio momentaneo aveva ragionevolmente rifiutato.

però la favola di cenerentola riletta con lei che fa ‘la vita’ e lui che fa il riccone senz’anima mi solleticava non poco.
e quando ho letto della coppia Gregoraci-Briatore ho scoperto che poteva avverarsi per davvero.
lei mi ha sempre stupito. con quello che ha visto nelle stanze d’albergo potrebbe scriverci un libro (fallo, Eli, ti prego fallo). è stata coinvolta nel più vergognoso scandalo di prostituzione italiano. della sua professione ne ha fatto mercato per vendersi a pubblicità e trasmissioni, dove ha accettato i ruoli più umilianti ed esibizionisti per qualsiasi donna, mostrandosi invece sempre assatanata, goduriosa e ultra seduttiva.

e alla fine, si è sposata con lo sciupafemmine più ambito dal jet-set caciarone, che forse fa le tacche sulla testata del letto per ogni donna che prima vede in tv e poi si porta tra le lenzuola.
la gregoraci si è sposata in bianco, simbolo di purezza, morale e fisica.
ha ricevuto la benedizione di tutti: del prete, degli ospiti illustri, dei politici accorsi, dei modaioli, dei pettegoli, dei giornali, delle tivù. ha potuto inginocchiarsi e giurare davanti a dio e fare la comunione senza vomitare l’ostia o essere fulminata sul posto. la chiesa non è crollata e il cielo non si è aperto. tutto bene, quindi. lei è pura, il loro è amore e vivranno felici e contenti per sempre.

…forse è questo che bisognerebbe raccontare alle ragazze che sognano di andare in tv a qualsiasi costo, per sculettare portando una busta o ballare in tanga facendosi inquadrare il culo. e che, nel frattempo, diventano puttane di stato, pompinare da scrivania, carne da macello per qualunque utilizzo. bisogna loro raccontare che il matrimonio in bianco è l’unico traguardo possibile dopo aver fatto quello che vogliono uomini che non le considerano più di un pezzo di carne con la figa come ossobuco. che, se gli va bene, si sposano per interesse e sfornano figli come da contratto. che non saranno giovani per sempre e non gli sarà mai permesso di essere persone, individui, qualcuno che merita rispetto. almeno da chi ha un minimo di memoria e considera la persona che sei dalla tua storia personale, che è fatta di scelte, di coerenza, di comportamenti. che diventano ancora più delicati quando sei un personaggio pubblico e dovresti fare da modello.

modelli di età  adulta per giovani ribolliti

siccome questo è l’autunno più freddo che io ricordi, passo spesso il tempo a guardare film. questo mi va bene perchè mi metto in pari con i ritmi del cinema. e poi vinco anche un po’ la depressione di trovarmi improvvisamente catapultata in un clima piovoso subtropicale.

ad ogni modo, questo weekend mi sono guardata due film che mi erano stati decantati da un sacco di persone dichiaratamente a sinistra, per lo più giovani. premetto che iol scelgo spesso i film facendomi influenzare dai suggerimenti. e quando li guardo, mi pare di capire perché mi sono stati consigliati.

allora, il primo film era NAZIROCK.
avevo grandi aspettative. pensavo mi raccontasse in maniera organica cose che più o meno so. l’infiltrazione del neofascismo a vari livelli della società. assistiamo in questi giorni alla militarizzazione cittadina ad opera del ministero della difesa? ma la tutela delle città non è compito degli interni? e se il ministero della difesa ha più potere degli interni… siamo già in guerra?
poi pensavo mi raccontasse delle milizie cattoliche e dei loro riti sul lungo tevere (militia christi), delle voci più influenti che invece di stare in carcere predicano ai giovani i vecchi valori del ventennio, della rete europea, delle spaventose prove generali degli squadroni messe in atto ogni domenica in curva, dei fondi di finanziamento per tutto questo, dei provvedimenti di legge che sarebbero quantomeno dignitoso prendere in considerazione, delle responsabilità politiche di questa giovane e rimbecillita carne da macello.
il documentario, invece, mi ha molto deluso. sul movimento ci sono solo poche informazioni confuse e un concetto chiaro: ogni incitamento (con la musica e coi comizi) è rivolto allo sterminio di polizia e carabinieri. per il resto, mi pare che il punto di vista di chi l’ha girato sia così di sinistra da pensare che basti mostrare le immagini di raduni in nero per scandalizzare qualcuno. e mi ricordo: ricordo l’ottusità nei centri sociali, nelle file del sindacato, in quelli che vedono "il male" in una fazione e poi non sono distanti. ricordo le divise amiche e quelle nemiche e l’idea cieca di lotta, con ideali vuoti.
solo la voglia di fare un gran casino.
l’ho trovato un documentario scandalistico ma con un punto di vista così unilaterale che non può che risultare riduttivo e anche un tantino noioso, a dire il vero. ha dipinto Forza Nuova come una setta, fuori dal mondo, di impasticcati che non sanno quello che fanno ma che gli piace il nero, di ignoranti senza futuro, di picchiatori col cervello ridotto a un hamburgerm che credono a tutto quello che gli si racconta e sono bravi a ripetere a memoria, come i pappagalli.
se davvero fosse così, starei molto più tranquilla.

il secondo film è stato INTO THE WILD, che è di per sé un film molto bello.
ha un buon ritmo e le storie metaforiche del viaggio per ritrovare se stessi sono sempre affascinanti.
non ho potuto fare a meno di ricordarmi le parole di un giornalista che ho incontrato quasi dieci anni fa, quando militavo un po’ di più, e che mi ha detto: "tu sei in gamba, hai cervello. non vorrai mica anche tu andartene a vivere in toscana e aprire un agriturismo?". no, certo. però all’epoca ci pensavo. come ci pensavano tutti quelli che stavano dalla parte in cui stavo io, che imparavano che il nero va bene solo se fai teatro, che questa parte è quella giusta, che i morti fatti di qua erano per giusta causa.

mi sono salvata quando mi sono accorta di quelli che crescevano più in fretta e che, con due piedi ben piantati nel fango e le radici che cominciavano a crescere, predicavano e dicevano sempre la stessa cosa: prima o poi fuggiremo via e saremo liberi.

ieri vent’anni fa…

…è morto Andrea Pazienza.

il più bel post in memoria lo scrive un amico a cui vi rimando, tomaso, regalandoci anche un disegno inedito.
noi qui, invece, vogliamo ricordarlo con una delle sue pagine più toccanti e acute, uno di quei ritratti intagliati a rasoiate così profonde che non possono essere ignorate. così come è impossile non stupirsi prima del dolore che si prova e poi meravigliarsi di quanto sia rosso il sangue che ci tiene vivi.

Esistono persone al mondo,
poche per fortuna, che
credono di poter barattare
una intera via crucis
con una semplice stretta di mano,
o una visita ad un museo,
e che si approfittano della vostra
confusione per passare un colpo
di spugna su un milione di frasi,
e miliardi di parole d’amore…

progetti di vita da prendere in considerazione

esiste un uomo che ha immortalato la sua vita con le polaroid, scattando un immagine per ogni giorno che ha vissuto, fino a quello in cui è morto di cancro.
un riassunto della sua vita lo trovate qui.

la tecnologia fa parte della nostra vita.
è lei la nostra vera "terza gamba" senza la quale esistere ogni giorno sarebbe essenzialmente impossibile.
più valida della forza fisica, più considerata del cuore, più affidabile della nostra stessa memoria, la tecnologia è il supporto che ci regala il senso dell’immortalità e anche della capacità di poter sempre superare i limiti fisici che il corpo c’impone.
essere tecnologici è uno stato, una forma di esistenza.
non essere tecnologici significa relegarsi a uno stato di sostanziale inferiorità. chi non utilizza la tecnologia nelle sue forme ed estensioni è il vero emarginato di quest’epoca: gli anziani, le persone con un livello di cultura informatica irrilevante se non del tutto assente, chi non ha accesso alla rete, chi non ha i mezzi base per acquisire strumentazioni.

l’altra faccia della medaglia è che non possiamo più fare a meno di inserire un filtro tra noi e la realtà. tutto quello che ci succede, lo immortaliamo con video o fotografie. le parole sono di preferenza scritte con gli sms e le chat invece che essere pronunciate di persona. spesso la scelta di un avatar -ossia di un io virtuale- è fondamentale per presentarsi agli altri. le mail prendono il posto delle lettere. gli emoticon sostituiscono le espressioni facciali. gli mms sostituiscono la condivisione di un momento.
la negazione dell’irrepetibilità è l’ansia dell’era moderna, impegnata a tentare di catturare in continuazione momenti per ripeterli all’infinito, augurandosi che siano momenti gioiosi.
e, di fatto, condannandosi all’impossibilità di viverli davvero.

io la penso facile


quando i democratici hanno presentato i loro candidati, mi sono sentita in colpa. ho pensato: ma guarda un po’. questi puntano tutto sulla novità e ti fanno scegliere: o il nero o la donna. come sono americani…

poi mi sono sentita in colpa, perché tutto il mondo ha analizzato e riveduto tutta la campagna delle primarie sotto molti aspetti importantissimi, come l’esperienza, la credibilità, il programma, la distribuzione dell’elettorato sul territorio, i background dei singoli candidati, il loro charme, la squadra scelta e l’abbinamento degli accessori durante le convention che spostava, inesorabilmente, l’ago della bilancia preferenziale.


poi ha vinto obama e nella striscia "otto e mezzo" su La7 erano tutti d’accordo: tra il nero e la donna, gli americani hanno comunque preferito lui perché è uomo. mi è venuto da pensare che la politica, in fondo, è una cosa molto semplice perché la maggior parte della persone la pensano ancora più semplice di me.

le primarie USA mi hanno molto appassionato perché pensavo che fosse possibile, in qualche parte del mondo, che una donna non bella e non troppo simpatica ma sicuramente in gamba potesse diventare presidente. che la gente desse fiducia a una donna, per una volta. e invece non è successo neanche lì. il sogno americano è una sòla.e anche questo lo sapevo già.

voglia di diffamazione

mi hanno già rotto le palle una volta e anche a lungo, per via che ho fatto nomi e ho lasciato intuire che il soggetto dei miei post non era propriamente qualcuno di cui fidarsi ciecamente.

oggi sono in astinenza da diffamazione. in più, ho dovuto stare in coda alla posta col caldo e la digestione in corso. e questo non giova alla mia simpatia.
dunque, se state per fare un finanziamento qualsiasi con FINDOMESTIC valutate che ve ne potreste pentire per un fattore che ad oggi vi è impossibile valutare.
ovvero: l’invio, continuo, negli anni, di carte di credito con fondo (di solito intorno ai 2500,00 €) che si attivano solo con il primo utilizzo.
ma, se le usate, è la fine. perchè, che siate voi o che ve le freghino, se si attivano queste carte qualcuno dovrà pagare. indovinate chi…

ad ogni modo, io e Findomestic abbiamo saldato il nostro debito anni fa.
ma loro, gentilmente, mi hanno già omaggiato, a memoria, di almeno due carte di credito gold che io non avevo richiesto ma che mi sono state recapitate via posta assicurata (con conseguente coda per il ritiro) e che ho preferito distruggere appena ricevute, per paura che chiunque potesse attivarle, sottoponendomi a un indebitamento non richiesto con tassi ai limiti dell’usura (18,3 % l’ultimo dichiarato).
se avete figli scialacquoni, consorti con le mani bucate, conviventi scellerati… fate attenzione alla vostra corrispondenza Findomestic!

altrimenti, vi allego il testo della lettera che ho oggi inviato alla responsabile di zona, intimando il nostro ritorno a uno stato di reciproca noncuranza.

Gent.le Responsabile,

Ho ricevuto l’ennesima carta di credito Findomestic che non utilizzerò.
Potrà ben intuire dal mio tono, fintamente cordiale, che questa lettera è una richiesta ufficiale di eliminazione totale dai vostri data.base. Tutti.
Il nostro debito è stato saldato ampiamente anni addietro e non vedo il motivo di continuare un’inutile corrispondenza a cui non ho mai risposto e che, per altro, mi infastidisce parecchio, moralmente e concretamente.
La ringrazio fin d’ora per far sì che torniamo ad essere perfetti sconosciuti nel minor tempo possibile.
Cordiali saluti.

molte buone ragioni per andarsi a vedere Sex & The City senza smettere di odiarlo

è uscito il film di Sex & The City.
impossibile non saperlo.
ne ha parlato tutto il mondo, quasi tutto in bene. chi non ne ha parlato, ha fatto finta che il fenomeno, percepito complessivamente come un innocuo filmetto per fashion victims un po’ stagionate e/o devote della famosa serie tv.

l’operazione, per chi è maliziosa come me, si rivela in realtà di tutt’altro genere. dunque, certo: via libera alla serata con le amiche, rigorosamente in quattro, per farsi due risate e sbirciare le lussuose  sponsorizzazioni invadenti e fin troppo evidenti del mondo della moda, del pret-à-porter, della tecnologia figacciona.
ma poi è bene farsi un’analisi di coscienza e spalancare gli occhi su quello che questo film, in perfetta linea degenerativa con la serie tv, racconta in realtà.
quando parte, nel 1998, Sex & The City è la finta trasposizione di un libro di Candace Bushnell, in cui si raccontano le squallide nottate di sballo e sesso facile a new york, di donne a caccia di affaristi individualisti ed economisti egoisti. il panorama nel libro è di quanto più deprimente e squallido si possa immaginare: la doppia faccia del sogno americano, delle ragazze che arrivano a new york con un sogno e finiscono a gambe aperte in qualche salotto raffinato e assolutamente disinteressato a loro come individui.
nel telefilm, ovviamente, tutto è edulcorato. le protagoniste sono vere e proprie bad-girls però simpatiche, già realizzate, un po’ spavalde, un po’ volgarotte, molto esibizioniste e molto disinibite (almeno nella parlantina) e soprattutto… con un gran look! portabandiera della ranch culture, sex and the city ha sdoganato le rovina-famiglie, ha messo il pubblico femminile dalla loro parte, ha affermato che essere single è bello soprattutto perché ti vesti ti atteggi come ti pare, senza renderne conto a nessuno!

ma nel corso della serie abbiamo imparato molto cose:
1. esiste un grande amore per cui vale la pena di annullarsi. e non importa che il destinatario di questo grande amore sia un individuo spregievole, incapace di comunicare i suoi sentimenti, incapace di affrontare con serietà gli impegni, incapace di offrire sicurezza emotiva, incapace di fare qualunque cosa ad eccezione di essere egoista e di fare montagne di soldi. se è destino, vale la pena di aspettare dieci anni per sposarsi.
2. se non ti sposi o non hai figli, sei una donna incompleta. anche quelle che ti raccontano di voler rimanere sé stesse e di realizzarsi nella carriera, in realtà, aspettano solo il grande amore che gli darà l’opportunità di potersi licenziare e realizzarsi finalmente come casalinghe in un bellissimo appartamento.
3. se sei coerente con quello che dici, ovvero che ti piace la tua promiscuità e libertà sessuale e collezioni anticoncezionali insieme a partner occasionali e situazioni di sesso variegate, probabilmente ti verrà il cancro.
4. con gli uomini non si può parlare, eccezion fatta per le maialate nel letto e i rimproveri.
5. la differenza tra le puttane sboccacciate e le donne emancipate la fanno gli accessori.
6. il mondo si divide tra fashion e sfigati.
7. l’unica occupazione seria di una donna è lo shopping. questo, possibilmente, dopo aver "cacciato" e "catturato" la preda facoltosa che permetta l’acquisto incondizionato di vestiti e accessori assolutamente inutili e dai costi esorbitanti.

il mio personaggio preferito è sempre stato quello di samantha. mi sta simpatica per lo stesso motivo per cui mi piace fabri fibra: è sinceramente volgare e sempre fuori luogo. samantha è la più vecchia tra le amiche di S&TC e anche la più promiscua. ama come un uomo, si dice. e poi ogni tanto si innamora.
il fatto di essere così disponibile ha direttamente a che fare con il suo lavoro: è una PR e dunque deve per forza ampliare il più possibile le sue relazioni.
e la sua storia, nel film, è emblematica.
quando inizia il film, samantha ha una relazione stabile – contro ogni previsione delle amiche. però il suo istinto di casanova in gonnella la spinge al tradimento. moralmente non vorrebbe. ma l’istinto è istinto.
per un po’, sublima il desiderio e la frustrazione con il cibo. ma quando le amiche le dicono che è ingrassata… è troppo! non si può andare oltre la taglia 38. quello è il limite vero della decenza. e allora, l’unica soluzione possibile, è tornare single.
samantha affronta la questione con il suo compagno. il dialogo è più o meno così:
Samantha – Non posso pensare solo a te. Amo di più me stessa.
Smith – Si, certo. Però per tre anni ero io che pensavo solo a te ed eri tu al centro del rapporto.
Samantha – Si, ma ora voglio tradirti e allora mangio. Ma siccome sono ingrassata (me l’hanno fatto notare tutti a NY!) ti lascio.
Smith – Capisco. Vai pure. Ti amerò per sempre.
Dopo di che, Samantha torna a NY e festeggia i 50 anni insieme alle amiche e di nuovo nella sua amata taglia 38.


ed ecco il punto cruciale del messaggio di S&TC: punta tutto sul corpo, in maniera esasperata e disperata. solo questo ti aiuterà a ottenere tutto quello che vuoi!
l’uscita del film in contemporanea con il film delle Bratz non è un caso: tutte le donne del mondo, di qualunque età, si possono così riconoscere in questo messaggio universale di puro culto della bellezza fisica e di votazione sacrificale alla perfezione del corpo.

…per favore, anche se vi divertite, non sottovalutate tutto questo.
odiatelo invece dal profondo del vostro essere individui, prima che femmine.