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la spina dei miei amori

mi ha sempre affascinato la doppia faccia delle cose, ovvero: le cose che hanno una doppia faccia. cioè, potenzialmente tutte. però quelle che della doppia natura fanno la loro natura primaria…ecco, queste mi affascinano più di ogni altra cosa. mi piacciono le monete, giano bifronte, le lenzuola double-face, il maxibon, il nemico di batman due.facce, le carte da gioco e ancora tutto quello che non ho spazio per elencare ma che esiste ed esiste doppio.

e poi mi piacciono le situazioni ambigue, che hanno ragione di esistere proprio perché la loro esistenza dipende da chi le guarda e il punto di vista che gli si cuce addosso è sempre giusto, certo, ma non è l’unico.
le situazioni ambigue e relative mi elettrizzano.

così, lunedì scorso mi trovavo a roma e mica per tutti dovevo esserci.
qualcuno non lo sapeva.
i più perché ignorano la mia esistenza, alcuni perché non gliel’ho detto volontariamente e pochissimi perché era bene che non lo sapessero. la mia presenza in un giardino qualunque in un pomeriggio a caso era completamente innocua e priva di interesse, ma acquistava un’importanza abissale per quelli che NON DOVEVANO sapere. e mentre me ne stavo lì a chiacchierare con una ragazza deliziosa che forse mai rivedrò nella mia vita e anche un po’ per questa cosa mi è parso che sarebbe stato bello provarci ma poi non stava bene farlo, ho avuto una rivelazione. davvero, una rivelazione. non come quando vedi la madonna, certo. non era la luce in fondo al tunnel e nemmeno la via verso la salvezza. però ho capito una di quelle cose così lampanti e ovvie che non avrebbe potuto fare altro che rivelarmisi in questo modo.
ho capito che sono attratta da persone bipolari. soprattutto negli uomini, quello che mi attrae di più è proprio la mancanza di equilibrio.
io ho una buona opinione di me stessa e quindi ho sempre detto che i miei fidanzati erano tutti diversi tra di loro. in più, quando qualcuno mi chiede durante le presentazioni se ho un uomo ideale, io dico che non ce l’ho e che tutti i miei morosi avevano caratteristiche fisiche e caratteri completamente diversi tra loro.

e invece no, non è così. mi piacciono uomini tutti uguali, in questo senso. ovvero persone che oscillano tra un’opinione infima di se stessi e una sopravvalutazione delle propria capacità. così, quando sono da soli tendono ad autogiustificarsi, ad esaltarsi, a sentirsi esageratamente superiori al resto del genere umano. e invece all’esterno sono spesso degli zerbini, incapace di gestire le situazioni di conflitto e le tensioni, inadeguati a difendere anche i loro interessi più piccoli.
e forse, in modo ancora più perverso, mi piace osservarli in questo loro altalenante e inconciliabile squilibrio tra un estremo e l’altro, senza pace, senza tregua, senza equilibrio. e magari è questo il dramma che tiene vive le mie relazioni e alimenta i miei amori.

edilizia selettiva

un amico non di qui dice di conoscere un detto antico:

un bresciano muore con due bare, una per sé e una per i suoi desideri

il senso di questa cosa è che brescia è così frenetica e impegnata nel lavoro e negli obiettivi (non importa quali) di realizzazione personale da dimenticarsi di essere felice.
pare che questa cosa non appartenga alla mia età, dunque, ma abbia radici ben più lontane e sia nota a tutta italia. un po’ come la storia che le bresciane sono tutte puttane e che la tizia che ha vinto il primo grande fratello non ha di certo smentito… vabbé.
comunque, io penso che brescia non è peggio di altri posti e però ho un desiderio che vorrei realizzare prima di morire. vorrei vedere la mia città senza cantieri.

l’edilizia, privata e pubblica, a brescia è imbarazzante a tratti davvero sconvolgente. da sempre, è sempre stato così. sono aperti cantieri inutili, ingombranti, pericolosi, che non vengono mai smantellati a meno che, nelle immediate vicinanze, non ne vengano aperti di nuovi.
per vent’anni c’è stato un sindaco soprannominato ciro l’asfaltatore ed era un disastro di cemento e bitume ovunque. e adesso lo celebrano pure in edicola con un memoriale e un calendario, manco fosse una bella figa siliconata e invece è solo il sindaco del cemento.

a volte ritorno!

eccomi.
quasi due settimane ho gironzolato, fingendo di conciliare il lavoro con la promozione del libro che, però, in realtà è stato più un conciliare il sonno, che quello invece non manca mai. ma io mi chiedo come fanno quelli che dormono cinque ore e stanno benissimo sempre e invece io mi incazzo a morte e sono brutta come l’orco se perdo anche solo mezzora delle mie meritatissime notti d’amore con morfeo.
e insomma, questo è stato il giro: vienna, poi cagliari, poi roma, poi forlì, poi modena, poi venezia, poi casa. tutto benissimo. a cagliari e a modena ho presentato il libro, come già si sa.

a cagliari è stato molto divertente perché pierfrancesco loche e alessandra [in arte lucy d. o anche pornosnob, come più vi piace] facevano finta di fare l’angelo e il diavolo. ma la libreria murru, che ci ha ospitato, era bellissima e piena di gente di tutti i tipi, che ridevano e facevano domande e insomma siamo andati via ben dopo l’orario di chiusura. è stata l’unica volta che la saracinesca non l’ha avuta vinta sui presenti!
molto bene anche a modena, dove gisy scerman e io siamo state presentate da roberto baldazzini, fumettista erotico dall’aria assai bonaria e innocua. anche se si sa che il diavolo si concia sempre da ingenuotto e innocuo assai.
e allora così alla fine sono tornata e pensavo di scrivere un sacco di cose su questo viaggio. invece ne scrivo solo una.


a cagliari ho conosciuto una ragazza assai sfiziosa che di nome fa valentina. cagliari è una città fatta a modo suo, nel senso che c’ha delle mode che ci sono solo lì e che però, in quel posto, le seguono tutti. il 2008 è l’anno della noia. tutti si annoiano e lo dicono e dicono che sarebbe più fiko vivere a milano ma che tanto a milano poi ci si annoia uguale. e infatti io ho conosciuto un gruppo di tizi che mi hanno detto "ma dunque vieni da milano? ma che si fa a milano? in fondo, c’è mica tanto da fare. dai dillo che ci si annoia anche lì". e io non sapevo davvero dove partire a ribattere perché era tutto così una mega stronzata che metteva tristezza.
e questa valentina, insomma, lei fa l’avvocato e sta in un paese. e per il cagliaritano questo vuol dire ancora più noia. tanto che valentina un po’ ci crede e dice che forse non è contenta della sua vita e magari vuole spostarsi. allora io le dico: "vieni a trovarmi. così vedi che anche dalle altre parti, in fondo, non si vive né meglio né peggio. non dipende dal posto. è solo che il posto è diverso".
e allora valentina mi guarda e dice: "si, lo so. solo che l’ho dimenticato. allora ho bisogno di spostarmi per ricordarlo bene".
ecco. questa cosa del perdere le certezze e di spostarsi per ritrovarle mi è rimasta addosso per tutto il viaggio e mi è pesata un po’ come lo zaino che è lievitato da 8,3 kg della partenza a 13,2 kg dell’ultimo volo preso. e forse dopo era anche di più.
pensavo che quando sono arrivata la prima volta a lisbona ho sentito a pelle che era la mia città e che lì io, per come ero, sarei stata più felice. e invece sono anni che non ho più questa sensazione. così mi chiedo se è perché sono già come meglio potrei o se, più razionalmente, certe cose non mi emozionano più.

oggi è uscito anche un bell’articolo di Laura Gorini per CityVox che qui vi posto.
bentornati. mi sono mancati i miei amici virtuali…

venite copiosi !!

ecco i prossimi appuntamenti con

SE NON TI PIACE…DILLO!


Cagliari, sab. 24 maggio – Libreria Murru h. 18.30
presenta: Pierfrancesco Loche

Modena, sab. 31 maggio – Libreria Feltrinelli h. 17.45
presenta: Gisy Scerman


italians do it better !

ovvero: il nero non passa mai di moda

sono sempre molto attenta alle immagini.
un po’ è deformazione professionale. un po’ è un vizio che ho da quando ero in seconda elementare. la maestra sonia soperina (un mito…chissà se c’è ancora) ci aveva fatto fare un lavoro di decodificazione dell’immagine pubblicitaria della campagna per la Centrale del Latte di Brescia. mi ero così divertita che poi mi è rimasto il trip di "leggere le immagini" e non ho mai smesso.
e allora vi racconto un po’ cosa sto vedendo.

mi sono trovata d’accordo con cossiga quando un giorno spiegava a radio24 che la sinistra italiana deve scegliere il suo modello: in europa ne ha tanti. negli stessi giorni, notavo alcuni sintomi eclatanti della "febbre spagnola" del correntone mediatico rosso. un esempio su tutti, il servizio di Report sugli aeroporti. l’immagine a confronto era questa:
Italia – dirigente grasso, anni indefinibili e comunque portati molto male, sudato, seduto alla sua scrivania nel suo ufficietto impiastricciato di nicotina. ripresa frontale, camicia col colletto sporco di grasso, luce naturale e neon. impatto: gusto mafioso, disgusto totale.
Spagna – dirigente giovane, atletico, sereno e soddisfatto, posizione da vincente, ripresa dal basso, location aeroporto nuovo, luce filtrata da lato, polarizzazione elevata dei colori, odore di nuovo e di soldi. impatto: rampantismo, fiducia, creatività, energia, è un vincente.

oggi passo davanti all’edicola per comprare il giornale su cui c’è la mia intervista. c’è un mensile di arte con in copertina la statua di marco aurelio. la foto è una prospettiva dal basso del condottiero col braccio teso in saluto militare. se non ci fosse il titolo "Marco Aurelio" l’avrei scambiato per altro. poco distante, ci sono più numeri della storia del fascismo in fascicoli, una storia di mussolini, alcuni poster e gadget del duce.

poi arrivo al bar e faccio colazione. una signora racconta del suo weekend a roma, dove è stata a un battesimo. dice che odia i romani perché sono così e così e così. tutti i romani, secondo lei, sarebbero come la famiglia di suo marito.
un altro commenta la lotta tra i napoletani e i rom: i napoletani vogliono cacciare i rom nel cui campo si rifugia la ragazza che qualche giorno fa ha tentato di rapire una neonata. il signore commenta che i napoletani sono tutti uguali e che li detesta, ma hanno fatto bene perché i romani sono peggio. tutto il bar si unisce al coro anti-romeno. io bevo il cappuccio e faccio un rapido calcolo di quanti, tra gli avventori uomini, si fanno ciucciare l’uccello da una puttana rumena e quante signore scandalizzate si fanno stirare le camice o pulire il cesso da una badante/colf/schiavetta rumena. tutto il bar va regolarmente a messa la domenica mattina, è abbonato a Famiglia Cristiana e/o Avvenire, è contro l’aborto, appoggia le famiglie eterosessuali e regolari, vorrebbe le giovani vergini fino all’altare e ha donato il proprio 5 per mille alla Chiesa, espressione della loro carità e del loro altruismo.

esco dal bar e incrocio un paio di ragazzi marocchini, che conosco e saluto. considero che una volta erano loro ad andare di moda. poi ci sono stati gli albanesi, sdoganati da una coppia di ballerini a canale 5. poi è stata la volta dei pakistani e, in genere, degli arabi, all’inizio dell’enduring freedom. ora tocca ai rumeni, ma il loro astro sta quasi per tramontare.
chissà cosa ci riserva il futuro. quale sarà la prossima moda italiana per l’intolleranza razziale. chissà chi sarà il prossimo "uomo nero" che se lui se ne tornasse a casa sua staremmo meglio. si accettano pronostici e scommesse, naturalmente.

Il sesso secondo me…

…bisogna farlo con il cuore molto leggero.
a parte questo, è uscito un bellissimo articolo ieri su Qui Brescia, esempio di rivista a diffusione provinciale che nulla ha da invidiare ai migliori magazine nazionali.
la giornalista che mi ha intervistato si chiama carlotta luca’ ed è una giornalista giovane e molto grintosa. le fotografie sono del maestro contu, bravissimo fotografo e amico storico della sottoscritta, di cui accetta e condivide saltuariamente deliri e trovate immaginarie, immaginifiche, che necessitano di diventare reali con la fotografia.
è stato molto divertente e ne è venuto un bellissimo articolo.

monnezza a chi?

puoi accorgerti che le cose vanno DAVVERO male, quando cominciano a piovere rassicurazioni ottimistiche.

come diceva qualcuno: quando continui a mangiare merda, anche il fango non sembra poi così male, insomma.
in altre zone d’italia il proverbio è stata ultimamente cambiato in: quando sei sepolto in un mare di pattume, un bell’aerosol di diossina non può farti così male.
insomma: l’importante è accontentarsi. in qualche modo ne verremo fuori.
così, mentre si parla di espulsione e di reclusione nei cta, limitazione della libertà individuale, di imbavagliamento della stampa (…abbiamo ancora una stampa?…strano… bho. sarà un fondino di barattolo) , mentre il discorso di insediamento del nuovo presidente è trasmesso a reti unificate manco fosse un annuncio di guerra o una benedizione urbis et orbis, mentre partono gli aiuti di stato e si occupano i banchi del parlamento come si sta in seconda media, il succo è questo: c’è una nuova intesa, siamo tutti d’accordo, ci vogliamo bene, le acque si sono calmate, tutto procede per il meglio. e ancora, abbiamo risolto così: c’è un governo ufficiale con portafoglio e un governo ombra con al massimo un po’ di bustarelle. l’italia è più libera e più liberale, tutto va sempre meglio, sta anche arrivando l’estate e forse forse, se state buoni, vi cancelliamo l’ici. i problemi sono dappertutto, anche nella spagna che
tanto avete esaltato. la cina sta peggio di noi, anche la tanzania sta peggio di noi, mangia tutto che se no si fredda e poi non lasciare niente nel piatto ché ci sono un sacco di bambini che muoiono di fame. gli studiosi dicono che è tornata la mezza stagione, che i pendolari soffrono di una malattia e che, dunque, li si può curare con una pillolina. la benzina si è stabilizzata e la guerra non c’è più. aiutate i terremotati con un sms e donate euro a chiunque vi capiti a tiro di tastiera. e in tutte le vostre città, da oggi, ammirate cartelloni e gigantografie di meravigliose immagini del golfo di napoli e delle sue bellezze architettoniche, pagate dalla regione campania che non ha soldi e dallo stato che ha un tesoretto magico, come il vaso di pandora o un maxi porcellinum di stato, che se state buoni e non rompete i coglioni, tra un po’ lo fracassiamo con il martellum e con quello che avanza vi facciamo una sorpresa!

Telefilm Festival a Milano dal 7 all’11 maggio2008

parto ora per cercare di raggiungere milano come mi sarà possibile. non so ancora come. tra meno di mezzora si stoppa tutto…così dicono.

ieri lo dico a un amico che devo vedere proprio a milano alle 11 e mi chiede: perché scioperano? il governo l’han fatto oggi!
io rispondo che non lo so. forse i sindacati l’avevano già organizzato. molte volte succede.

comunque, per chi fosse a milano in questi giorni, ricordo che è in corso il telefilm festival. io sono ospite a una tavola rotonda questa sera VENERDI’ 9 MAGGIO ALLE ORE 19.30 presso l’apollo SpazioCinema di Milano Galleria de Cristoforis n° 3. l’incontro si intitola "A tutto sesso: siamo serial!".

modera il dibattito Francesco Specchia,
partecipano come relatori:
Alberto D’Onofrio, regista;
Bruno Vecchi, giornalista de L’Unità e di Star Tv;
Silvio Bandinelli, regista hard;
Eva Henger, ex attrice hard;
Anna Safroncick, attrice;
Tatiana Carelli, scrittrice;
Fabrizio Lopresti, attore della parodia di fiction Sensualità a Corte;
Marcello Cesena, attore della parodia di fiction Sensualità a Corte;
Mauro Pirovano, attore della parodia di fiction Sensualità a Corte;
Marcella Silvestri, attrice di Sensualità a Corte;
Simona Garbarino, attrice di Sensualità a Corte;
Marco Ottolini, Amministratore Delegato Small Formats Italia Srl.

e poi ci sono io, che in mezzo a questa vagonata di fike incredibili, mi presenterò senza tacchi e senza trucchi così faccio il troll della situazione.
baci e abbracci e fatemi gli auguri. non si sopravvive mai ai sindacati, se e quando si arrabbiano…