italians do it better !

ovvero: il nero non passa mai di moda

sono sempre molto attenta alle immagini.
un po’ è deformazione professionale. un po’ è un vizio che ho da quando ero in seconda elementare. la maestra sonia soperina (un mito…chissà se c’è ancora) ci aveva fatto fare un lavoro di decodificazione dell’immagine pubblicitaria della campagna per la Centrale del Latte di Brescia. mi ero così divertita che poi mi è rimasto il trip di "leggere le immagini" e non ho mai smesso.
e allora vi racconto un po’ cosa sto vedendo.

mi sono trovata d’accordo con cossiga quando un giorno spiegava a radio24 che la sinistra italiana deve scegliere il suo modello: in europa ne ha tanti. negli stessi giorni, notavo alcuni sintomi eclatanti della "febbre spagnola" del correntone mediatico rosso. un esempio su tutti, il servizio di Report sugli aeroporti. l’immagine a confronto era questa:
Italia – dirigente grasso, anni indefinibili e comunque portati molto male, sudato, seduto alla sua scrivania nel suo ufficietto impiastricciato di nicotina. ripresa frontale, camicia col colletto sporco di grasso, luce naturale e neon. impatto: gusto mafioso, disgusto totale.
Spagna – dirigente giovane, atletico, sereno e soddisfatto, posizione da vincente, ripresa dal basso, location aeroporto nuovo, luce filtrata da lato, polarizzazione elevata dei colori, odore di nuovo e di soldi. impatto: rampantismo, fiducia, creatività, energia, è un vincente.

oggi passo davanti all’edicola per comprare il giornale su cui c’è la mia intervista. c’è un mensile di arte con in copertina la statua di marco aurelio. la foto è una prospettiva dal basso del condottiero col braccio teso in saluto militare. se non ci fosse il titolo "Marco Aurelio" l’avrei scambiato per altro. poco distante, ci sono più numeri della storia del fascismo in fascicoli, una storia di mussolini, alcuni poster e gadget del duce.

poi arrivo al bar e faccio colazione. una signora racconta del suo weekend a roma, dove è stata a un battesimo. dice che odia i romani perché sono così e così e così. tutti i romani, secondo lei, sarebbero come la famiglia di suo marito.
un altro commenta la lotta tra i napoletani e i rom: i napoletani vogliono cacciare i rom nel cui campo si rifugia la ragazza che qualche giorno fa ha tentato di rapire una neonata. il signore commenta che i napoletani sono tutti uguali e che li detesta, ma hanno fatto bene perché i romani sono peggio. tutto il bar si unisce al coro anti-romeno. io bevo il cappuccio e faccio un rapido calcolo di quanti, tra gli avventori uomini, si fanno ciucciare l’uccello da una puttana rumena e quante signore scandalizzate si fanno stirare le camice o pulire il cesso da una badante/colf/schiavetta rumena. tutto il bar va regolarmente a messa la domenica mattina, è abbonato a Famiglia Cristiana e/o Avvenire, è contro l’aborto, appoggia le famiglie eterosessuali e regolari, vorrebbe le giovani vergini fino all’altare e ha donato il proprio 5 per mille alla Chiesa, espressione della loro carità e del loro altruismo.

esco dal bar e incrocio un paio di ragazzi marocchini, che conosco e saluto. considero che una volta erano loro ad andare di moda. poi ci sono stati gli albanesi, sdoganati da una coppia di ballerini a canale 5. poi è stata la volta dei pakistani e, in genere, degli arabi, all’inizio dell’enduring freedom. ora tocca ai rumeni, ma il loro astro sta quasi per tramontare.
chissà cosa ci riserva il futuro. quale sarà la prossima moda italiana per l’intolleranza razziale. chissà chi sarà il prossimo "uomo nero" che se lui se ne tornasse a casa sua staremmo meglio. si accettano pronostici e scommesse, naturalmente.