il libro a cui mi riferisco nel post è Ragazze non troppo perbene, di Susan Jane Gilman, ed. Piemme
ieri conosco un blogger che mi stava simpatico e a conoscerlo di persona è stato anche molto meglio perché è uno tenero tenero e sono ancora intenerita a distanza di ventiquattrore.
poi prendo il treno e mi leggo l’ennesimo libro femminista arrabiato di cui non si sentiva né il bisogno né la mancanza. l’ennesimo libro post-femminista in cui una donna etero convoglia in una serie di ragionamenti apparenemente razionali il suo dramma maggiore: essere etero e odiare gli uomini.
che è un problema non da poco.
è come se io vivessi tutta la vita col rammarico che se fossi stata alta un metro e ottanta avrei fatto la modella.
e infatti l’autrice è anche sincera e più di qualche volta butta là che il lesbismo non sarebbe una via da scartare.
uno dei capitoli più lunghi e articolati racconta che ogni idiota con cui usciamo è un’idiota in meno con cui rischiamo di passare il resto della vita.
appuntamento nuovo=esperienza in più.
fin qui, niente di male.
se non che la morale del capitolo è che ogni idiota in più che rimandiamo a casa in bianco è un passo in più verso joe, dove joe è l’uomo perfetto che èesiste ed è il marito della sua migliore amica che dopo tanti e tanti appuntamenti e relazioni sbagliate alla fine ha saputo riconoscere l’umo giusto e se l’è anche sposato.
dunque, finto femminismo che sogna le scarpette di cristalloe la carrozza di zucca.
una zucca bella, bellissima, ma ancora una volta…vuota.
sorvolo sul fatto che l’uomo perfetto è il marito dell’amica: troppo facile.
e però una cosa intelligente questo libro me l’ha detta e forse anche proverò a farla: invece di fare shopping di scarpe e vestiti, potrei convogliare la mia perizia nella scelta di azioni in cui fare micro-investimenti che però, invece di polvere, producano altro denrao.
con cui magari comprarmi anche delle scarpe, perché no?