di solito cerco di non scrivere cose troppo personali.
a meno che non comportino riflessioni interessanti e generali, mi astengo dall’utilizzare il blog come surrogato di una smemoranda.
però oggi sono molto triste. e la mia vita virtuale partecipa della mia vita reale con un peso non indifferente. perciò, mi prendo il permesso di essere triste anche qui.
poco prima delle 11, questa mattina, la mia micia, che si chiama Tappo, è morta.
avevo scelto quel nome perché mi faceva ridere.e poi perché lei ha imparato subito a riconoscere i suoni. così, potevo anche chiamarla ‘tappo, tappo’ o ‘brutta puttana’ e lei arrivava trottando tutta baldanzosa sperando in un rabbocco di croccantini. era una gattina bellissima, tutta bianca bianca con le finiture rosa sulla punta delle orecchie e sulle zampotte. era giocherellona e affettuosa e, alle volte, incredibilmente intelligente.
agli inizi di aprile aveva compiuto 3 anni.
era ammalata, come succede spesso ai gatti bianchi, che sono bianchi proprio perché hanno qualcosa che non va nel loro dna. dopo cinque biopsie, antibiotici continui per mesi e cinque iniezioni di cortisone, continuava a peggiorare.
le si facevano piaghe intorno al muso e sulla pancia. lei si grattava e dopo poco diventavano carne viva.
le analisi dicevano che non aveva nulla.
nemmeno gli anticorpi.
ne abbiamo parlato a lungo, col veterinario. continuando con gli antibiotici e il cortisone, potevamo essere fortunati e si sarebbe stablizzata. lei avrebbe sofferto, anche se non si sarebbe lamentata. e io mi sono chiesta se le facevo del bene o, in verità, la torturavo pur di non restare senza la sua compagnia.
e alla fine ho scelto quello che era meglio per lei, perché un animale non può capire la differenza tra cura e accanimento.
farla morire è stata una scelta responsabile, mi dico.
non sarebbe migliorata.
avrebbe sofferto.
sempre e solo peggio.
si è addormentata tranquillamente e poi è morta. se c’è un paradiso per i gatti, lei chiederà un menù fisso di sgombro ai ferri, hamburger, grasso di prosciutto, fagiolini arrosto e biscotti bresciani.
tutto questo, unito alla mia razionalità e al mio buonsenso, non mi impedisce naturalmente di essere molto triste. chiedo scusa se queste righe conterranno degli errori. faccio fatica a scrivere.
è solo che mi mancherà la mia puttanella bianca, pisciona e miagolosa.
mi mancherà un sacco.