le parole giuste per essere in disaccordo

Questo gatto si chiama MAOW ed è la creatura insieme più adorabile e più politicamente scorretta che il web abbia sfornato negli ultimi tempi. L’hanno creata due che non sono tanto a posto e c’hanno troppe consonanti fricative nei soprannomi: Lex [graphic designer, illustratore e artista marziale] e XOs [romanziere, cyberpunk e critico sociale].

Perché vi parlo di Maow? Perché questa vignetta la uso quando devo fare l’esempio di come non si deve essere in disaccordo. Esistono le parole giuste per discutere e confrontarsi. Si va da un grado zero, che corrisponde al puro insulto gratuito, e si arriva fino al grado sei,ossia: controargomentare centrando il punto.
Le elezioni americane hanno fatto riflettere il mondo su molte cose. Io mi sono improvvisamente ricordata di quanto onore ci sia nel riconoscere un avversario degno con cui aver lottato e vinto. Al di là delle opinioni politiche, quando il neo presidente è stato eletto, per prima cosa ha riconosciuto i meriti del suo avversario. È stata, a mio avviso, la vera grande lezione di questo confronto politico…

Mi capita spesso di osservare, negli ultimi tempi e ad ogni età, una graduale disabitudine al confronto e alla discussione. Le controversie sono difficili da gestire: mettono di malumore e costringono ad affrontare sentimenti potenzialmente distruttivi, come la rabbia, il rancore, il dispiacere. In un mondo fatto di tecnologia ci si disabitua al confronto perché, dietro a uno schermo qualunque, si è protetti.

In ogni momento, se si vuole, basta un ctrl+alt+canc per mettere a tacere chi non è d’accordo con noi.

Sembra un controsenso, eppure solo quando incontriamo qualcuno che non è d’accordo possiamo davvero allargare i nostri orizzonti. Chi ci da ragione, la pensa come noi. Chi ha un’opinione diversa e ce la sa spiegare, invece, rischia di regalare a entrambi un nuovo punto divista.

Ecco, il senso del post è questo: anche se nella vita di tutti i giorni siamo abituati a cancellare (virtualmente) le persone con cui siamo in disaccordo, la lealtà dello scontro tra i due candidati americani mi ha ricordato quanto mi manchi un contradditorio costruttivo con qualcuno che sia in grado di controargomentare. Se ci penso, sono i grandi confronti umani, gli scontri di opinione che mi hanno sempre fatto crescere, da quelli con i genitori a quelli con i docenti a quelli con i capi e i colleghi. E il valore di una vittoria è dato soprattutto dalla grandezza del proprio avversario.