ANGELS IN AMERICA – Quando il teatro ti travolge

è successo che scrivessi sul teatro.
è per via di un vecchio amore, mai sopito, per la magia della scena. ma poi so benissimo che esiste un mestiere di chi fa i teatro e che ci sono i tempi, i ritmi della produzione, i bilanci, gli appoggi politici, i finanziamenti, la burocrazia e la legge.
in tempi difficili, di tagli, il problema diventa costruire i cartelloni e attirare il pubblico. perché per andare a teatro spesso occorre preparazione, così si dice.
ma questo è vero solo in parte.
se uno spettacolo è ben costruito, se il testo ha qualcosa da dire e la partitura scenica aiuta la comunicazione, allora si va a teatro immersi nella beata ignoranza dello spettatore curioso e se ne esce felici e ben più sapienti.
quello che manca, in effetti, al pubblico di oggi non è la preparazione culturale, ma una soglia di attenzione che vada oltre i tempi del videoclip.
così, gli impresari un po’ tonti che riempiono il cartellone per le vecchie carampane tintinnanti di pendagli dorati e per le scolaresche minacciate da tirannici prof, credono di assicurarsi la sala con i soliti autori noti e le solite messinscene che, anche a perderle, non ci si perde granché.
motivo?
non raccontano niente.
chi fa il teatro senza rischiare lo fa, di fatto, senza comunicare.
però se a uno gli piace stare sotto i fari del palco e a qualcuno gli piace guardare e pensare che gli piacerebbe anche a lui fare quello che sta sotto i fari del palco, bhè: saranno poi affari loro. onanisti e guardoni sono coppie parafiliache da sempre esistenti e mai in estinzione. di certo, non si sta qui a giudicare.
molto più utile è invece considerare cosa e come il teatro possa vivere oggi.
e soprattutto perché.

quella di Brescia è sempre stata una stagione indecisa. un po’ di classici pallosi, qualche produzione montata per mantenere la nomea di teatro stabile, sorprese di tanto in tanto e, tutto sommato, il merito di farmi fare un abbonamento ogni anno (nella versione posto a rotazione, pago un po’ di più però scelgo io cosa vedere) negli ultimi dodici anni.
quest’anno ero delusa perché mi sono fatta delle dormite colossali e questo non è da me.
lo sono stata ancora di più quando all’apertura del sipario la scenografia era grandiosa e gli spunti iniziali erano incoraggianti.

e poi, come ieri, arriva il tana-libera-tutti.
ANGELS IN AMERICA, regia di Elio de Capitani (nel cast) e Ferdinando Bruni.

ci sono andata così, ignorante e un po’ disillusa. e lo spettacolo mi ha travolto. l’energia della scena, la bravura degli attori, la rivisitazione del testo, la potenza dei video e delle musiche: tutti i premi ricevuti non sono abbastanza.
lo spettacolo è roboante.
il lavoro è di tutta la squadra del teatro, anche dei tecnici nascosti.
le ragioni per andare a vederlo sono tantissime. perché in questo testo ci sono tutti i temi della fine millennio, attraverso cui si può rileggere il nostro male sociale da post 11 settembre.

a questo link godetevi il trailer.
poi cercate la data più vicina a voi, non perdetevelo!
perché il teatro è un happening esclusivo e se non ci siete è tutto perduto.