il dito e il calippo

ovvero: la parabola della coatta e della luna

due parole solo sul tormentone dell’estate italiana 2010, la più calda politicamente dai tempi di tangentopoli, la più rovente dal punto di vista economico dato che il tracollo in stile grecia è appena dietro lo svincolo autostradale, la più delicata dal punto di vista morale dato che il bavaglio all’informazione (quella non animata da disvalori quali la faziosità, la prepotenza, l’abuso di potere, l’omertà connivente) trasformerà presto il nostro paese in un regime putiniano, con anne stepanovne politkovskaje fatte sparire e relegate all’oblio mediatico e piccole cecenie che saranno territorio di nessuno per mano di qualcuno, da Palermo a Milano, da Andrate a L’Aquila.
due parole solo sul tormentone del calipo e della bira di due ragazze che col caldo, come chiunque non abbia un disturbo fisiologico della sudorazione, stanno a fà la colla.
due parole sui giornalisti che si rimpallano la notizia inesistente, sugli stimati (da chi?) registi del cinema italiano che richiamano dal mondo dei morti perfino Pasolini quale nume tutelare.
due parole su chi cerca disperatamente qualcosa da dire quando ci sarebbe fin troppo di cui parlare.

il pubblico che guarda e ride non ha bisogno di filosofia perché di quelle due ha già capito tutto quello che doveva da una prima occhiata: minorenni, carine, quasi analfabete. nessuna lode, nessuna infamia, due tra tante.
l’ennesimo giornalista che le intervista e cerca a forza di cavargli fuori un sogno di futuro si risparmi pure la fatica: non succederà.

intanto che in quest’estate di aria puteolente i media cercano disperatamente di attaccarci a forza a questa boccata d’aria fresca, galleggiando nel vuoto pneumatico attendiamo che qualcuno smetta di indicarci il calippo e raggiunga le due ragazze di ostia per svelargli che, quella che gli sembra la luna, è solo una coda nei cessi dell’Hollywood o nel privé del The Club a cercare da sniffare per essere più accondiscendenti a rapporti sessuali.

a questo punto, possiamo anche dirlo: the show must go home.
sottotitolo: ve ne dovete annà!