come spesso accade, negli ultimi tempi, faccio sogni strani che forse risolverò applicando – finalmente – i cicli ragionati di digiuno che mi sono posta come buon proposito per il 2008.
nell’ultimo sogno del 2007 – pennica delle h. 17 con bavetta a lato del guanciale – sogno di essere in una trasmissione di santoro con mastella e casini.
io sono invitata come rappresentante della categoria "scrittrici scoparole" e "blogger".
ma poi quando si parla di famiglia, intervengo anch’io. ovviamente, non sono interpellata né autorizzata. allora, mi accendo il microfono da sola e dico la mia.
lo ha fatto anche il papa per il primo di gennaio, non vedo perché non posso farlo io: siamo entrambi single per la legge italiana!
dico che parlare di famiglia dando per scontato che parta con un matrimonio (per altro, in chiesa, sottinteso) mi sembra una riduzione così forzata da non poter essere presa sul serio. fare famiglia, in realtà, prevede molti aspetti non necessariamente connessi al matrimonio. la famiglia è uno stato complesso, definibile attraverso la compresenza e l’interazione di molti fattori. tra questi, uno possibile – ma non necessario – è il matrimonio.
definire la famiglia partendo necessariamente da un matrimonio mi par bene una forzatura.
illustro poi un esempio: è come se una ragazza, per essere definita "bella" dovesse avere una qualità specifica. che so: essere mora. allora, se la ragazza bella vuole avere un’investitura ufficiale, ad esempio: una ragazza bella vuol partecipare a miss italia, deve per forza essere mora. se non è mora di suo, ma magari è bionda, castana chiara o rossa naturale, non può. o si fa mora, o non potrà mai essere bella ufficialmente.
ma la bellezza, quando c’è ed è oggettiva, la riconoscono tutti. è fatta da tanti fattori, da tanti aspetti. qualcuno può preferire letitia casta a monica bellucci, oppure marylin monroe a liz taylor, ma sono tutte donne così belle che nessuno si azzarderebbe a negarlo.
il mio primo buon proposito per il 2008 si intona col mio sogno ed è: aver sempre ben presente di essere abbastanza matura da poter accettare la realtà dei fatti e modellarmi su di essa senza dovermi imporre obiettivi o regole di rinculo per tornare a una fantomatica situazione di ordine e di più alto valore morale che, tanto, mi annoierebbe e, comunque, per lo più si è già irrimediabilmente sfanculata.