Nuovi media e diritto alla felicità

tra marzo e maggio sono spesso chiamata a incontri. anzi, come ieri mi ha detto la giornalista Magda Biglia (che, come spesso mi accade, ho incontrato solo dopo aver imparato a stimarla attraverso la sua presenza virtuale) dato che questi anni sono affetti dalla convegnite, la patologia che spinge ad organizzare convegni e seminari su qualsiasi argomento, tra marzo e maggio sono spesso chiamata come ospite e relatrice ai convegni.
il fatto che io scriva di sesso e di relazioni, la docenza post universitaria in pubblicazione etica su web, la collaborazione con la polizia postale e il fatto che quando parlo non è quasi mai per dire che smalto preferisco o per esprimere la mia devozione allo stiletto, mi colloca in una buona posizione per fare la relatrice tappabuchi.

comunque, tra marzo e maggio sono spesso ospite ai convegni. dato che l’8 marzo si festeggiano le donne e la prima domenica nei paraggi dell’8 maggio quelle che sono anche mamme, i temi sono un po’ questi: maternità, pari opportunità, educazione.
e siccome oltre a parlare di web, lo conosco da dentro, ecco che per qualcuno dovrei insegnare ai genitori cosa fare con i propri figli prima che si mettano nei guai in rete.
quello che non posso dire -ma faccio fatica a nascondere- è che non mi piace insegnare. non credo che ci sia nulla da insegnare, soprattutto se viene da me che nel web dissemino primi piani di culo e tette.

e poi insegnare presuppone l’atto di giudicare e quello di sentirsi dalla parte del giusto.
e io non ne sono così sicura.

così, pensando a quello che posso trasmettere (termine che preferisco a insegnare), ho iniziato a proporre un tema che mi ha molto stuzzicato: la ricerca della felicità.

perché, quando si parla di pari opportunità e di rispetto delle persone, al di là del fatto che siano uomini o donne, si parla di un atteggiamento virtuoso e costruttivo che fa parte di una ricerca della felicità, singola e collettiva.
allo stesso tempo, quando si condanna l’utilizzo delle nuove tecnologie, si dimentica quanto queste siano la risposta a richieste specifiche di felicità.
rendersi conto di tutto questo ci rende più empatici e comprensivi.
e fornisce un punto di partenza costruttivo – ben lontano dalle proibizioni e dai divieti, che sono invece un punto di arrivo che coincide col fallimento del dialogo – perché ci ricorda che i nuovi media rispondono a singoli desideri, ma costano la rinuncia a un requisito fondamentale della felicità umana: il contatto.

non si può essere felici se non si condivide la vita, intellettuale e fisica.
il dibattito sulla felicità è attuale ed effervescente.
lascio qui, per le molte donne che si sono fermate e che avrebbero voluto proseguire il dibattito dopo il convegno all’ITG Tartaglia, le slide del mio intervento, ovviamente senza la clip video.

sono naturalmente raggiungibile via mail se volete continuare l’interessante dibattito.
e, mi raccomando: non smettete di perseguire con forza e determinazione il raggiungimento della felicità!