per quasi dieci giorni sono stata inservibile per il sesso. prima l’influenza, la febbre, il male diffuso, il malumore. poi i postumi delle medicine. poi l’operazione ai denti. poi i postumi degli antibiotici e i punti che dovevano guarire.
terribile.
non stavo così da un sacco di tempo.
l’ultima di cui ho memoria è stata la volta che avevo in corso una… "cosa" con uno che stava sulla mia rubrica e mi ha scritto: passo a trovarti stasera?
e io gli ho risposto: sono così costipata che non riuscirei nemmeno a farti un pompino.
lui ha risposto: peccato. ma da quella volta siamo diventati amici.
lui ci ride, la racconta, fa ridere altri.
io, invece, quando penso a quest’episodio del messaggio vengo assalita da una sensazione di tristezza infinita e di squallore. e mi viene in mente stasera, mentre sto a mollo nella vasca da bagno, stanca, e ripercorro una telefonata che ho ricevuto oggi dalla moglie di un amico. simpatica. dalla voce, secondo me è pure figa. il mio amico è un amico vero e importante ed è un omone grande e grosso e tanto buono. che però, come chiunque, è prigioniero di alcuni stereotipi. il suo, in particolare, è uno stereotipo molto milanese: ha fatto carriera, c’ha i soldi, il suv e le amanti internazionali. non è il punto più alto della sua vita e io e lui sappiamo che non lo rende felice. ma è un suo stereotipo e se lo porta dentro. come un’ernia.
nella vasca, mentre giocavo a fare la donna morta, con la testa verso il fondo e l’acqua troppo calda, pensavo a quali sono i miei stereotipi, quelli che non mi fanno essere coraggiosa abbastanza da dire basta e provare ad essere felice in modo diverso e, magari, di più.
se sono sincera, li so tutti.
penso anche con orrore che sta iniziando la campagna elettorale e che mi rovinerà la primavera.
quest’aria di vecchio e di già visto mi rovinerà il periodo più bello dell’anno. questo post lo sto scrivendo per non ascoltare la prestigiacomo che fa la caricatura di se stessa da santoro e non è una donna ma un mostro arrabbiato che parla a macchinetta recitando una cartella stampa.
non guardatela.