moccismi

domenica, piero ha compiuto gli anni. farà la festa sabato due febbraio. ma io gli ho chiesto cosa avrebbe voluto per festeggiare. lui ha risposto: andiamo a vedere Scusa ma ti chiamo amore.

così, siamo andati in quattro, un manipolo di valorosi: io, michele, rachele e piero.
il film è al di sopra di ogni aspettativa. sia per la protagonista, che ancora non ha del tutto superato la fase infantile dei perché, sia per il protagonista, che a 37 anni non ha ancora imparato a rifiutare ogni figa che gli viene sbattuta in faccia.
è un film assolutamente buonista, fino al punto da riuscire a rassicurare tutti: se moccia può fare il regista, tutti possono fare i registi. le inquadrature sono quasi tutte sbagliate, le messe a fuoco cannate di brutto, le scene erotiche al limite della perversione gay pedofila.
è infarcito di luoghi comuni da film italiano, ovvero: i trentacinquenni cazzoni e in balìa delle donne che usano il pelo come un’esca; le donne in preda all’angoscia di trovare chi le mantenga e gli faccia fare un figlio; ragazzine sante e vergini che attendono il principe azzurro che le deflori con delicatezza.
meraviglioso l’evento clou del clan delle 4 fighette: concerto degli zero assoluto a cui vanno in limousine con tanto di vip-card per accedere al party post evento.
in cui, ovviamente, i due zeri broccolano la protagonista che però non se li fila perché pensa al pubblicitario col suv.
ricorderemo soprattutto due gemme.

i personaggi –
le 4 ragazzine sono la romantica, la puttanella, la vergine e quella destinata a un matrimonio infelice col fidanzato storico.
i 4 cazzoni quasi quarantenni sono il romantico, il cornuto, il tromba-mogli e quello infilato in una relazione infelice con la fidanzata storica. ovviamente, frigida.
i moccismi – sono banalità senza alcun senso né poetica, con lo stesso effetto dirompente di un uovo sodo che vengono fatte cadere dall’alto in un momento di silenzio. erroneamente, con un mezzuccio più vecchio del cinema stesso, si cerca di dargli significato e importanza. la verità è che sono banalità quasi sconcertanti. seguono esempi esplicativi:
1. inizio del film. raul bova pesca. non è capace. guarda l’orologio. la voce narrante dice "perché un pubblicitario di 37 anni pesca e guarda l’orologio?". il film si conclude con la ragazzetta romantica che arriva per trombarlo per l’eternità e allora bova dice "sono 21 giorni, 17 ore e 38 minuti che ti sto aspettando" e lei risponde "embé. io sono 18 anni e mica mi lamento".

2. sequenza delle bum-bum car. ragazzini fanno autoscontri con macchine nuove e costosissime in largo repubblica argentina. la voce narrante dice "macchine comprate in blocco a mille euro dal carrozziere amico". tutti gli spettatori riconoscono almeno 15-20 mila euro a modello. cmq, i ragazzini si bottano un po’, poi scendono dalle auto e ci saltano sopra. la voce narrante dice "lotta al sistema".
3. bova arriva a casa e la fidanzata storica se n’è andata. poi a metà film, lei si ripresenta alla porta, gli dice "amore ho cambiato idea", non ha valigie, ma improvvisamente ritorna ad abitare con lui. la voce narrante non dice niente e da per scontato che sia normale.
4. la storia inizia perché il protagonista (questa è quasi una costante di moccia) investe la ragazzina. effettivamente, a roma si fa strage di motorini. ma mi risulta che dopo ci si insulti e non si faccia la constatazione amichevole a letto. cmq, tutto inzia per sto motorino che si
rompe. poi succedono delle cose, e la voce narrante e la protagonista la menano col motorino. ma dal minuto 27 del motorino non ne sappiamo più nulla. la voce narrante entra in silenzio stampa.
5. il tempo è assolutamente arbitrario. bova e la ragazzina vanno a casa di lui. arrivano che sono le cinque di pomeriggio e c’è un sole che spacca le pietre. lei sale in terrazzo, lui la segue. quando arrivano su, è notte pesta e loro cominciano a scopare dopo aver ciucciato i gelsomini.

unico momento apprezzato: lei becca bova al tavolo con la ex morosa andata e poi tornata e gli dice "se tu mi avessi detto che mi mollavi perché lei era tornata, avrei sopportato meglio tutto". molto vero. lui ha fatto veramente la figura del carciofo.