la triglia e la merla

stamattina è il primo dei tre giorni della merla. che ormai anche i giorni, come le stagioni, non sono più quelli di una volta e il primo giorno della merla, invece di essere il più freddo dell’anno, secondo me frizza di primavera e tira un venticello tiepido molto piacevole.
stamattina il dentista mi ha fatto il mio secondo impianto dentale. secondo molare di sinistra, arcata inferiore. una mattina di seconde volte.
avevo dimenticato quanto fa impressione farsi fare un impianto. ma solo per una cosa, in verità: i punti.
alla fine dell’operazione, siccome molta gengiva viene tagliata per piantare il chiodo nell’osso, il dentista ci da che ci da con i punti fatti col filo grosso blu. quello per chiudere la pancia delle triglie al forno, per capirci. e siccome bisogna stringere bene bene intorno al perno perché è tutto scoperto e si rischiano le infesioni, allora il dentista cuce e tira, cuce e tira, cuce e tira.
dopo già una mezzoretta buona di pathos a bocca aperta, il mio dentista figo tira il filo e io mi sento proprio come un pesce che abbocca all’amo. il panico è totale e io comincio a sudare e a tremare. ancora a scriverlo ora un po’ mi viene da star male. è una sensazione indescrivibile. essere presi all’amo, intendo.

ho un moto di solidarietà verso i pesci che mi piacciono molto e che da oggi spererò per sempre vengano pescati solo con le reti.
per calmarmi, ho fatto il mio solito pensiero rassicurante tendente al trash. ovvero penso a quanto bene ho fatto al mio dentista, a quanti soldi gli ho dato e penso che li ha reinvestiti per ricomprare case e farsele riarredare da un architetto. o più architetti. io penso di essere generosa in grande.
e mi immagino sempre che quando sto sdraiata sulla poltrona, il mio dentista da un occhio e poi si fa passare il telefono. dall’altra parte c’è il piastrellista che gli sta sistemando il bagno e lui gli dice: "ha già iniziato il lavoro? no? bene. ho cambiato idea: quelle più costose".
poi rimette giù la cornetta, mi sorride e attacca a trapanare.