benchè combattiva e piena di volontà, stavolta i fatti non mi cosano.
devo purtroppo cancellare dal blog sul mio sito l’intervento di un commentatore anonimo che lamenta un inequo trattamento a suo carico da parte della società UniMediaGroup spa.
la società mi ha diffidato nei giorni scorsi ad ospitare il commento della persona in quanto lesivo della sua immagine. pare che il commento del mio lettore suscitasse dubbi nei candidati.
mi trovo a dover cancellare il commento del mio lettore con molto rammarico, ma diversi pareri legali e professionali mi indirizzano a farlo per una sola ragione: non è dimostrabile.
se il lettore si fosse firmato o siglato o si fosse reso raggiungibile o avesse messo a disposizione prove di quanto afferma, sarei stata la prima a combattere perché potesse esprimere la sua opinione.
ma così mi trovo nell’imbarazzante situazione di doverlo censurare.
è possibile avere le migliori ragioni del mondo, ma c’è sempre una forma da rispettare. se vuoi protestare contro il sistema, ma lo fai uscendo dal corteo e lanciando pietre contro le vetrine a faccia coperta, non puoi pretendere di essere ascoltato né di essere difeso da chi manifestava pacificamente con te.
a tutti coloro che intendono proseguire nelle loro battaglie contro il sistema, suggerisco di farlo con serietà e di seguire chi lo fa ormai "da professionista": affermare qualcosa con convinzione e tenersi le carte che lo dimostrano ben strette nella mano.
per tutti gli altri, lasciate perdere e limitatevi a commentare al bar. forse è lì l’ultimo vero baluardo del confronto libero e senza regole.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere.
[ Corriere della Sera, 14 novembre 1974 – P.P.Pasolini ]
non è più il tempo degli intellettuali e io non sono pasolini.
siamo ormai laici con il bisogno spasmodico delle prove tangibili e l’impossibilità di credere in astratto. questo è il tempo dei laboratori, non dell’acutezza d’ingegno. e l’illusorietà della certezza concreta ci indebolisce inesorabilmente.
…ma qui non è luogo per dissertazioni.
al mio lettore chiedo di poter provare quello che mi ha scritto. fino ad allora, non posso dare spazio a un confronto tra una società-reale e un commento (ancorché giusto)-anonimo.