ama e fallo

lunedì è venuta a intervistarmi una bella bionda. mi ha chiesto un po’ di cose sul libro e su di me. abbiamo parlato soprattutto di sesso. questa bella bionda era anche lei una tipa svelta e infatti mi ha chiesto subito: in questo libro non c’è traccia di amore.
no, certo. non ne parlo. me lo sono scritto io addosso, così me lo ricordo.
"ama. e fa ciò che vuoi".
però mica l’ho scritto nel libro. il libro parla di sesso. e allora la bionda arguta mi chiede: perché secondo te si parla tanto di sesso? la tesi è: se ne parla tanto e se ne fa poco. quando lo si fa, lo si fa con poco gusto e male.
è una tesi un po’ sbrigativa, ma tanto io non sono una sociologa né una guaritrice né una missionaria (…questo quasi mai). quindi, mi do per essere d’accordo.
e allora ci scherziamo su. io dico che è un male sociale molto spesso rappresentato. tipo che ogni scuola nazionale di cinema ha il suo modo per rappresentare innaturalmente il sesso. gli americani godono già dalla porta d’entrata e lo fanno al missionario se si amano, in smorzacandela se lei è zoccola. i francesi non si parlano mai. gli inglesi sono divisi tra il sesso tra proletari e quello tra baronetti. gli italiani hanno al fissa per le vergini che vengono deflorate con delicatezza dal loro nuovo amore del liceo. in italia, secondo il cinema, non si scopa mai prima dei diciassette anni.
si osserva però in questi anni un nuovo modo di fare sesso nei film italiani: quello con le amanti, fatte da coniugi infelici, che è violento, brutale e spesso in piedi. penso a castellito con la cruz. penso a moretti, tanto criticato pure dai preti in questi giorni.

che tristezza! esce un film e si parla solo della scena di sesso. se non c’è, il film non ha speranza. se c’è, è l’unica cosa importante. come si fa?
se ne parlano perfino i preti, siamo alla frutta. che non è il gusto frutta dei preservativi o dei lubrificanti, però.
insomma, ormai dovrò andare a vedermi caos calmo
così scriverò l’unica recensione sul web che parla del film e non della scopata in piedi.



con la bionda, a microfono spento e intervista finita, parlo anche di un altro film, a night in paris, dove paris non è parigi ma è la signorina hilton. il mio fidanzato premuroso me l’ha portato in dono domenica e l’abbiamo visto. a velocità quadrupla del normale, causa estremissima noia.


la signorina hilton, grande porca planetaria che anche io ammiro per via che se va in giro senza mutande sulle sue automobili di ultralusso ad assetto rasoterra, non ama il sesso. si ama molto lei, ma il sesso proprio le fa schifo.

questa deduzione è facilmente riscontrabile se si guarda il suo film hard, che dovrebbe essere la prova universale della sua porcaggine definitiva.
la signorina hilton non gode, non geme, non partecipa. allarga le gambe, certo. guarda in telecamera, certo. però non suda, non si scompone, non si scompiglia nemmeno un po’. l’unica cosa che fa è indossare bene gli stivali e il reggiseno. che non mi sembra proprio una dote adatta per il sesso, almeno come lo intendo io.
e poi c’è un finale tristissimo. lei deve avere un rapporto orale con la cosa che più le fa schifo toccare e da cui si è tenuta lontana tutto il tempo. e allora lo sfiora come si fa con le orchidee, che se non poi si sciupano. e gli da
i bacini come si fa con i cuccioli, che se non poi si spaventano.

ecco. perché dico che alla signorina hilton il sesso gli fa schifo?


perché se tu vedi una che compra il calippo e invece di mangiarlo a morsi generosi, impiastricciandosi la faccia e non lasciando nemmeno una goccina di succo in fondo al cono di carta…ecco, se invece lei lo regge con due polpastrelli, gli da una grattatina con gli incisivi sulla cima e poi butta tutto, ghiacciolo e succo… bhé… col calippo, se non ti bevi lo sciroppo godi solo a metà. col sesso, se sei una figa di legno, anche se sei magra e allenata e ti metti gli stivali belli e fai gli sguardi languidi, è meglio che lasci perdere.