Faccio outing: per andare al cinema io devo farmi forza. Nessun audio evoluto, schermo plasmato, effetto specializzato riesce mai davvero a ripagarmi della forzosa convivenza coi miei simili nella stessa gabbia, seppur dotata di tanti tantissimi comfort. Esistono però le eccezioni che valgono il sacrificio. Come film che vanno assolutamente visti sul grande schermo. E come contesti socio-culturali che nel cinema si condensano al massimo, rendendo l’esperienza unica e indimenticabile. È il caso di Roma, dove amiche persino più snob di me mi raccontano da anni aneddoti e dettagli delle proiezioni in sala nelle capitale da farmi salire una curiosità irresistibile. Così, mercoledì sera, con qualche ora di solitudine, mi sono preparata e sono entrata per la prima volta in un cinema romano. Confesso: non sentendomi pronta all’estremo, ho optato per un filmone (The Revenant) in lingua originale con sottotitoli. Ed ecco cinque cose che posso garantirvi succedono davvero in una sala di cinema a Roma durante le proiezioni.
1. Puntualità questa sconosciuta.
La prima cosa che ho imparato è che gli orari di proiezioni sono indicativi, per non dire a casaccio. La proiezione che doveva iniziare alle 21, nel mio caso, è iniziata quasi alle 21,20. Prima c’è stato un lungo buio, poi tanta pubblicità, poi ancora del buio. In mezzo, noia immotivata e convivenza forzata con altri esseri umani. Non ero preparata.
2. Guarda come mangi.
Se qualcuno vi racconta di sale invase da sacchetti della spesa pieni di cibarie, decilitri di bibite gassate con rutto libero incorporato, frigoriferi portatili e spuntini consumati ininterrottamente per l’intera durata della proiezione, bhè: credetegli. Nella mia fila, c’era una compagnia di dodici persone con un pallet di birra rossa da discount. Salute.
3. Piscia che ti passa.
Se bevi litri di birra rossa, poi è ovvio che farai tanta plin plin! Per fortuna, nella borsa del discount non c’erano dei pappagalli per pisciare direttamente al posto.
4. Illuminami di senso.
Esiste -ne sono certa- una spiegazione plausibile al fatto di chattare durante il film per poi continuare a chiedere al vicino di poltrona cos’è successo, facendolo distrarre in modo che lui poi debba chiedere al vicino di poltrona cos’è successo, in una catena potenzialmente infinita di distrazione e disturbo. Vi dico solo che nel mio caso, la sala buia era costellato di telefonini accesi che via lattea lèvati; o meglio: accendini all’olimpico mentre venditti attacca notte prima degli esami.
5. Belle di notte.
Se già come me trovate intollerabili i chattatori seriali da cinema, sappiate che è possibile incappare nella loro forma più involuta: gli scattatori di selfie durante il film. Se poi siete fortunati fortunati, come la sottoscritta, saranno amiche; e si faranno un secondo scatto perché il primo è venuto male (…tacci vostra).
Special guest : Sono uscito in fretta e ho lasciato i neuroni a casa.
Passi per l’applauso al termine del film. Ma quello che all’apparire dei titoli di coda esclama: “Ah, ma c’era Di Caprio?” lo vogliamo pietosamente sopprimere? Io dico di sì.