un amico non di qui dice di conoscere un detto antico:
un bresciano muore con due bare, una per sé e una per i suoi desideri
il senso di questa cosa è che brescia è così frenetica e impegnata nel lavoro e negli obiettivi (non importa quali) di realizzazione personale da dimenticarsi di essere felice.
pare che questa cosa non appartenga alla mia età, dunque, ma abbia radici ben più lontane e sia nota a tutta italia. un po’ come la storia che le bresciane sono tutte puttane e che la tizia che ha vinto il primo grande fratello non ha di certo smentito… vabbé.
comunque, io penso che brescia non è peggio di altri posti e però ho un desiderio che vorrei realizzare prima di morire. vorrei vedere la mia città senza cantieri.
l’edilizia, privata e pubblica, a brescia è imbarazzante a tratti davvero sconvolgente. da sempre, è sempre stato così. sono aperti cantieri inutili, ingombranti, pericolosi, che non vengono mai smantellati a meno che, nelle immediate vicinanze, non ne vengano aperti di nuovi.
per vent’anni c’è stato un sindaco soprannominato ciro l’asfaltatore ed era un disastro di cemento e bitume ovunque. e adesso lo celebrano pure in edicola con un memoriale e un calendario, manco fosse una bella figa siliconata e invece è solo il sindaco del cemento.