ismi

ieri, finalmente, ho visto Gomorra.
ma quanto è bravo Garrone??

detto questo, valuto il mio grado di preoccupazione.
…molto elevato, nevvero.

nonostante il mio interventismo e prammatismo e femminismo e moralismo (in un senso positivo del termine, ovviamente, e non con l’accezione comune di bigottismo retrogrado) e ancora un sacco di -ismi proiettati verso un più generale ottimismo e futurismo d’indole e d’istinto, mi tocca constatare che la nostra politica ama gestire lo stato come un consiglio di amministrazione, di cui il presidente del consiglio è AD. l’azienda non è una cosa pubblica, ma una squadra di calcio. i tagli si fanno non sugli stipendi dei dirigenti, ma sulle riserve e sui giovani e sulla pulizia dei cessi e delle docce negli spogliatoi nonché nella difesa degli stadi e dei servizi per ospitare, medicare e salvaguardare il pubblico.
esiste una perenne campagna politica in cui si aizzano letteralmente le tifoserie cercando di tirarle a sé senza nessuna considerazione, ma per evidente partito preso. si gestiscono duplicati dei registri e si vive soprattutto su giri di fatturazione e pulizia di denaro di (in)dubbia provenienza. i falli e gli insulti sono concessi e la volgarità, il machismo e le inculate a tradimento sono all’ordine del giorno. nondimeno, quando si prova a dire che questo tipo di calcio è malato, ci si richiama a valori sportivi che, al pari di quelli democratici e repubbicani, mi appaiono un po’ come la panna montata sulla merda fumante.

in ultimo, considero che questo generale sentirsi amministratori di un’azienda fallata e marcia, autorizza a prendere decisioni quasi sempre in urgenza, monetizzando tutto e spostando sempre tutti gli argomenti di discussione sui soldi.

in effetti, la cosa è rivelatrice: i soldi sono l’unica ossessione per questa classe dirigente; ma anche, ammettiamolo, per quasi tutti gli strati sociali, dal primo dei potenti all’ultimo degli stronzi. non è solo che i soldi, come mi ha ricordato qualcuno recentemente, non sono altro che un’idea: è anche che a ragionare così non si è più persone.
qualche tempo fa, un’amica che ha condotto un incontro in una scuola parlando di inserimento nel mondo del lavoro, mi ha chiamato sconvolta per chiedermi come poteva spiegare ai ragazzi il concetto di umiltà.
io faccio lezioni di pubblicazione etica su web in università e il solo titolo del corso registra sguardi attoniti e persi che dicono chiaramente cosa sta pensando chi mi ascolta: etica…cioè?

chi ha letto Gomorra e come me odia -pur conoscendolo a memoria- Sex & The City (ma attenzione: sta arrivando una valanga mediatica a favore di simpaticissime shopaholic) ricorda la storia del sarto napoletano, Pasquale, riconosciuto come maestro di sartoria all’interno del sistema di produzione illegale delle griffe, che vede in tv Angelina Jolie agli Oscar, riconosce una sua creazione e si commuove.

bene.
io ho un sogno: che le star di hollywood, con i loro bei vestiti e o i loro stilisti scintillanti e frociaroli, guardando il film si vergognino di indossare un abito pagato migliaia di dollari e prodotto nel nostro sud per meno di 25€ a pezzo e qualche morto in più, che tanto a loro non gli cambia mica la vita.

sogno che la più influente di queste star inizi un boicottaggio sistematico delle griffe, che i fatturati crollino e che il loro made in italy, fatto di sfruttamento e materiali scadenti e sovraprezzi scandalosi se ne vada in fumo, insieme al loro bel mondo dorato e finto. e che la loro valanga di fallimento si trascini dietro l’ipocrisia di chi si è costruito un impero sulle conoscenze, sugli agganci, sulla pretesa di aristocrazia, sul niente che è la loro pochezza.
sogno che se ne vadano tutti a dubay in esilio perenne, che si chiudano in gabbie d’oro ai caraibi, che milano torni ad essere una città sana di mente e che le modelle ritornino ad essere delle donne.
e sogno che tutto il male che hanno fatto a questo paese lasci finalmente il posto a chi crede che il proprio lavoro, fatto con correttezza e senso del dovere, possa aiutarlo a costruirsi un futuro.