sto leggendo il libro sul digiuno. penso che la sola idea del digiuno mi spaventa e mi pare che di fronte alla mia dipendenza oggettiva dal cibo sono debole.
questo mi da la misura di quanto sia corroto e disturbato il mio rapporto col cibo e di quanto, in realtà, già da molto tempo il cibo ha smesso di essere un piacere. che il cibo che è un piacere è un lusso tutto occidentale. e però io che sono di queste parti me lo godo poco e ci divento schiava.
si può diventare dipendenti da tante cose piacevoli. anche necessarie, ma comunque piacevoli.
ma perdere ore di sonno, perdere una serata divertente, non bere un cocktail, non possedere un oggetto che mi piace, non fare uno svoltolone in più nel letto: sono tutte cose che mi causano un piccolo disagio, ma che non mi scombussolano più di tanto.
al più, penso che sono sempre in tempo a rimandare.
invece, la sola idea di saltare pasti mi causa una lievissima ansia e un senso generale di squilibrio e di indebolimento. che non è reale: è tutto nella mia testa.
oggi sono stata a trovare la mia zia preferita, che è una persona molto grassa.
ho bellissimi ricordi di infanzia legati al tempo con la mia zia, che nel crescere mi ha iniziato a tutti gli atteggiamenti punitivi che molte donne hanno col cibo. che sono:
– il senso di colpa indotto = se lo mangi tu, lo mangio anch’io. se no, no
– l’auflagellazione preventiva = so che sono un maiale, ma lo mangio
– la sadica istigazione = su, dai, mangialo tu…no, io? figurati!
– la mortificazione programmatica = oddio, per smaltirlo dovrò fare ore e ore di spinning
– il fallimento dichiarato = ecco come va a puttane la mia dieta. sono veramente una merda.
la mia zia è molto grassa da tanto tempo e ogni tanto fa scelte drastiche per cercare di dimagrire. perché il suo sogno è quello di svegliarsi una mattina e pesare sessanta chili di meno. io so perché è molto grassa e penso da quando sono piccola che per diventare una persona normale non le ci vorrebbe moltissimo. ma siccome so la genesi del suo grasso corporeo, le voglio bene e mi pare che quel suo corpicione pieno di cibo digerito la faccia ancora più debole. e penso che conosco molte persone che conoscono persone molto grasse e gli vogliono bene. e con quelli molto grassi succede che si è razzisti a categorie. ovvero, io non avvicinerei mai una persona molto grassa nella mia vita normale di tutti i giorni, nei miei luoghi comuni di tutti i giorni. ma poi, se a una di queste finisce che la conosco e la conosco bene e poi anche le voglio bene, come alla mia zia, mi viene da chiedermi come fanno le persone fuori a non accorgersi che sotto alla ciccia c’è una persona fantastica che merita di essere conosciuta.