pit-stop

fin da piccola sono stata una piena di impegni. avevo già un’agendina al collo anche all’asilo. programmavo i pomeriggi di gioco e prendevo gli appuntamenti. con m. e f. per il pranzo, con g. e il gruppo della sabbionaia per i giochi, vicino a p. per il sonnellino, con f. e con l. per la merenda, con c. e m. per i compitini.
ancora più piccolina, quando quasi non camminavo, di notte sgattonavo verso il letto dei miei genitori, mi tiravo su e mi sedevo ai piedi del letto. non facevo altro se non guardarli con gli occhioni e aspettare che si svegliassero per giocare insieme.
non piangevo e non mi muovevo. guardavo e aspettavo.
ero inquietante e infaticabile.

fin da piccola, non ho mai avuto il senso del limite. non risparmio energie e quasi mai so dire di no. ma, per fortuna, il senso che non ho con la testa me lo da il corpo che ogni tanto mi dice basta. io non mi stanco mai: crollo. c’è un momento, in meno di un’ora, in cui mi pare di morire.
mi si alza la temperatura. poi vomito. poi mi pulsano le tempie. poi ho i brividi. poi devo assolutamente dormire. altrimenti, muoio.

succede ieri sera.
vomito il pranzo consumato alle 13 esattamente sei ore dopo. poi mi metto a letto e, nel mio delirio con la testa che pulsa e io che sto male peggio di un cane investito sull’autostrada, faccio due pensieri ottimi.

il primo è una sensazione di nostalgia. quando sto così male mi sento sempre piccola, una bambina, torno nella mia cameretta perlinata alle pareti col copriletto leggero, le calzine di lana fatte a mano dalla nonna e la mamma che mi accarezza le tempie con un movimento circolare, finchè non mi addormento.
poi prendo una buona decisione: nvece di preoccuparmi che sto finendo la benzina e avrò difficoltà a mantenere gli impegni dei prossimi giorni se non faccio almeno un’ora e mezza di coda in qualche distributore in autostrada, decido che la mattina manderò una serie di sms disdicendo gli impegni. non è colpa mia: le circostanze trascendono la mia volontà.
e mentre l’aulin faceva il suo effetto e mi stordiva come un oppiaceo devastandomi il fegato e regalandomi tregua dai miei dolori, semplicemente, mi sono addormentata con il buon proposito di iniziare la giornata dicendo di no.