50 anni fa, più o meno in una primavera come questa, un ragazzotto inglese di nome Paul McCartney sognò la melodia di una ballata che sarebbe diventata un capolavoro. e per restituire lo struggimento di due amanti che si lasciano, riunì e fece suonare una chitarra e quattro archi. lo intitolò Yesterday.
a mezzo secolo di distanza, possiamo dire che fu opera di genio.
ma mezzo secolo fa, anche tra i geni, furono in pochi ad accorgersene.

Pier Paolo Pasolini: I Beatles sono quattro giovanotti completamente privi di fascino che suonano una musica bellina.
Franca Valeri: Per me il trionfo dei Beatles è un mistero, sebbene sia convinta che chi riesce ad emergere deve avere le carte in regola per farlo.
Milva: Non riesco a rendermi conto della loro bravura, eppure c’è gente che impazzisce per loro.
Nico Fidenco: Sono i ragazzi della via Paal.
Giorgio Strehler: Questi Beatles non mi dicono molto, ma ci deve essere una ragione se vanno tanto forte.
Nico Fidenco: Sono i ragazzi della via Paal.
Un sociologo americano sull’ammiratrice tipo dei Beatles: è una ragazza da 13 a 16 anni, di estrazione modesta, di razza bianca, di intelligenza inferiore alla media.
A Salisburgo, un cartello: Questa è la patria di Mozart, non vogliamo animali, qui.

e insomma. fanno 50 anni di una delle mie canzoni preferite, con cui sono cresciuta e che sempre mi commuove, ogni volta che la riascolto. cambia la vita, ma la musica -come spesso accade- rimane.
non sono la sola, pare, visto che è il pezzo più “coverato” della storia (al momento, ci sono oltre 2200 cover note, ma siamo ottimisti: si può fare molto di più).
Oh, I believe in yesterday.